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Acqua pubblica: è il momento di difendere la vittoria referendaria

Acqua pubblica Vogliamo sia chiaro che non intendiamo affidarci puramente alla dialettica parlamentare e tra le forze politiche, ma, anzi, contribuire ad una nuova fase di mobilitazione dei movimenti sociali. Sul tema dell’acqua e della ripubblicizzazione del servizio idrico, ma anche sull’ insieme delle questioni ambientali e contro le grandi opere inutili, a partire dal TAV Torino-Lione

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 26 febbraio 2019

Finalmente la discussione sulla legge per l’acqua pubblica sta entrando nel vivo. Sono passati 12 anni da quando, nel 2007, il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua promosse la proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, su cui raccogliemmo più di 400.000 firme. Da quel momento siamo passati attraverso la straordinaria vittoria referendaria del 2011, volutamente disattesa, e dalla riproposizione di quel testo, nelle passate legislature assunto dall’Intergruppo parlamentare dell’acqua pubblica e, in questa legislatura, dall’onorevole Daga del M5S.

Ora, tale proposta di legge sta procedendo con la sua disamina in Commissione Ambiente alla Camera dei deputati e dovrebbe arrivare in aula nel mese di marzo. Su quel testo, si è aperta una dinamica volta ad osteggiarlo fortemente, in particolare da parte dell’Associazione delle imprese Utilitalia e della stessa Lega. Utilitalia, spalleggiata da significativi centri di ricerca, interviene con una campagna per cui la ripubblicizzazione del servizio idrico comporterebbe costi abnormi: si parla di circa 23 miliardi di euro, tra costi una tantum e costi permanenti. Queste stime, da una parte, conteggiano voci inesistenti o gonfiate, e, dall’altra, ignorano volutamente la necessità di mettere in campo risorse pubbliche essenziali se si vogliono aggredire questioni strutturali, come quella relativa all’intervento per ridurre le forti perdite della rete idrica, che la gestione privatistica non intende e può affrontare.

Solo per fare un esempio, Ref ricerche, «autorevole» centro studi sostenuto da Utilitatis-Utlitalia, sostiene che la ripubblicizzazione comporta, come uno dei costi una-tantum, l’esborso di circa 10 miliardi di euro per ripagare lo stock di debito contratto dagli attuali gestori nei confronti del sistema bancario e degli investitori terzi, facendo finta di non sapere che le trasformazioni societarie, come da noi previste, da SpA miste o pubbliche ad Aziende speciali, non modificano la posizione debitoria dei gestori e, dunque, non implicano il fatto di dover rientrare dal debito in termini immediati. In realtà, l’unico costo, è quello legato alla riacquisizione delle quote societarie possedute da soggetti privati, che può essere stimato, in termini approssimativi, in circa 2 miliardi di euro: un esborso assolutamente aggredibile, soprattutto nel caso, da noi ipotizzato, di intervento della Cassa Depositi e Prestiti che, per dare un’idea, ha distribuito dividendi nel 2018 per circa1,34 miliardi di euro.

La Lega di Salvini, dal canto suo, ha presentato una serie di emendamenti che intendono andare verso un pesante stravolgimento della proposta di legge.

È evidente che, per noi, lo stesso testo conclusivo della legge non può distaccarsi dalla proposta di legge presentata inizialmente. Da questo punto di vista, non si avverte da parte del M5S la necessaria determinazione a tener ferma quest’impostazione. Ma, al di là della questione fondamentale dei costi e dei benefici della ripubblicizzazione, non si può non risottolineare che la decisione che l’acqua è bene comune e che il servizio idrico va ripubblicizzato è stata già presa con il pronunciamento referendario della maggioranza dei cittadini nel giugno 2011.

Continuare a non rispettarne l’esito non solo significa evidenziare l’esistenza di una grande questione democratica aperta nel Paese, ma pone un serio interrogativo a quelle forze che insistono nel dire che governano «in nome del popolo». Infine, vogliamo sia chiaro che non intendiamo affidarci puramente alla dialettica parlamentare e tra le forze politiche, ma, anzi, contribuire ad una nuova fase di mobilitazione dei movimenti sociali. Sul tema dell’acqua e della ripubblicizzazione del servizio idrico, ma anche sull’ insieme delle questioni ambientali e contro le grandi opere inutili, a partire dal TAV Torino-Lione. Per questo, saremo insieme alle tante realtà con cui stiamo promuovendo la grande manifestazione nazionale del 23 marzo a Roma «Marcia per
il clima, contro le grandi opere inutili».

*Forum Italiano Movimenti per l’Acqua

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