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Achtung banditen in ritarden

Achtung banditen in ritarden

Il colonnino infame Sia come sia la fine è nota, riformiamo e poi riparte tutto

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 16 dicembre 2023

Adoro le rievocazioni storiche. Quelle degli antichi romani con le daghe, quelle medievali con gli sbandieratori, quelle risorgimentali con le barbe finte, quelle della seconda guerra mondiale con le svastiche… sì, mi piacciono tutte e non capisco ‘sta cagnara per la simpatica iniziativa di quel gruppo storico che alla proiezione un film di guerra a Pordenone, s’è presentato al cinema indossando varie divise d’epoca. Ripeto varie.

Almeno nelle intenzioni. Basta infatti leggere il post su face-book del signor Bruno Cinque, che era tra gli organizzatori dell’evento oltre che per bizzarro scherzo del destino pure esponente locale di Fratelli d’Italia; il post di Cinque –riportato sul numero di Libero che in prima pagina sputtanava il loggionista della Scala che a capocchia aveva esclamato «viva l’Italia antifascista»- recita così: «durante la proiezione del film Comandante abbiamo presenziato a una comparsata scenica con alcuni amici del gruppo storico, esibendoci con varie divise di soldati tedeschi, inglesi, italiani e partigiani, solo che le persone che dovevano vestirsi da partigiani titini non hanno fatto in tempo ad arrivare, fossero arrivati in tempo la cosa sarebbe finita lì.» Insomma tutta colpa d’un banale ritardo… che poi ‘ste povere comparse ritardatarie, meschine, persero tempo perché brancolavano nel buio: ma come cacchio si vestivano ‘sti partigiani titini?!

Sia come sia la fine è nota, con in prima fila le sole comparse in divisa da SS e nessuno in divisa di partigiano titino per i soliti gufi di sinistra è stato gioco facile spargere merda nel ventilatore. Come del resto accadde ad altro appassionato rievocatore storico: l’attuale viceministro del governo Meloni Galeazzo Bignami, la cui fotografia vestito da Hitler fu gratuitamente fatta a pezzi all’ultimo festival di San Remo da un rapper mantenuto da Chiara Ferragni. Colpo sotto la cintura che portò il Bignami a scartare ulteriori promettenti rievocazioni storiche, tipo quella dei vagoni piombati nazisti che essendo lui vice-ministro ai trasporti avrebbe potuto realizzare alla grande. Invece niente.

Come del resto la rievocazione storica dei forni crematori di Auschwitz, quella dei gas scaricati sugli etiopi da Graziani e Badoglio, quelle delle leggi razziali e sul rastrellamento del ghetto di Roma… tutte iniziative storico-culturali al momento da rimandare. Ma forse solo per poco: giusto il tempo di riformare la Costituzione e ne riparliamo.

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