Acea, per Roma Capitale vale 50 milioni all’anno
Nello scacchiere della finanziarizzazione dei servizi idrici, Acea gioca una parte importante. Si tratta del più grande operatore italiano. Socio di maggioranza è il Comune di Roma con il 51% […]
Nello scacchiere della finanziarizzazione dei servizi idrici, Acea gioca una parte importante. Si tratta del più grande operatore italiano. Socio di maggioranza è il Comune di Roma con il 51% […]
Nello scacchiere della finanziarizzazione dei servizi idrici, Acea gioca una parte importante. Si tratta del più grande operatore italiano. Socio di maggioranza è il Comune di Roma con il 51% delle azioni, seguito dalla multinazionale francese Suez con il 23,3% e da Francesco Gaetano Caltagirone con il 5,006%. Raggiunge 8,5 milioni di abitanti tra Roma, Frosinone e altre zone di Lazio, Toscana, Umbria e Campania. Il suo bilancio dice che il business idrico vale oltre il 40% del margine operativo lordo del gruppo. Profitti che incassa anche il Comune di Roma, azionista di maggioranza al 51% che da questa voce prende più di 50 milioni di euro all’anno.
Di questa partita fondamentale, dopo anni di responsabilità del centrosinistra soprattutto, deve adesso occuparsi un partito che affonda la sua identità nella battaglia per l’acqua pubblica come il Movimento 5 Stelle. L’amministratore delegato di Acea è Luca Lanzalone, avvocato inviato da Genova a Roma soprattutto per gestire (e indirizzare a favore delle cementificazione, dicono i più maliziosi) la partita dello stadio della Roma superando i dubbi circa la costruzione della grande opera.
Tutto appare più lineare quando si scopre che la faccenda dell’acqua cade nella giurisdizione dell’assessore alle partecipate Massimo Colomban. Sostenuto da Casaleggio, Colomban non è esattamente un antiliberista, viene dal mondo delle aziende, in passato ha appoggiato il leghista Luca Zaia in Veneto e le riforme di Matteo Renzi. Ecco perché nessuno si è stupito quando, nell’ambito della sua missione di ristrutturazione delle partecipate di Roma Capitale, Colomban ha proposto la vendita del 3,5% di Acea Ato 2, l’ambito territoriale del Lazio centrale, che frutterebbe circa 12 milioni di euro, a fronte di 2,5 milioni di utili annuali. Quella quota, consente all’amministrazione pubblica di sedere nel consiglio di amministrazione di Acea Ato 2.
Si sono stupiti i movimenti per l’acqua bene comune che hanno fatto pressione sui consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle richiamandoli al rispetto del programma per il quale erano stati votati. La toppa è arrivata qualche giorno fa: una mozione dell’assemblea capitolina sostiene il mantenimento delle quote. Colomban ha annunciato che la sua missione dovrebbe finire in autunno. Per quel periodo, sperano i sostenitori dell’acqua pubblica dentro al M5S come la deputata (molto imbarazzata) Federica Daga, il cambio di indirizzo dovrebbe essere accolto anche da una delibera.
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