Il siparietto che apre l’edizione 2022 del Teatro Povero di Monticchiello, la numero 56, segna uno spartiacque nel lungo, glorioso percorso di questa narrazione «autodrammatica», legata al territorio e ai suoi abitanti. Perché nell’individuare quel grumo di episodi che si muovono fra le speranze di ieri e le sconfitte di oggi, la civiltà contadina e la terra bruciata del consumismo, che del Teatro Povero è l’impalcatura, si finisce dalla parte dei Fratelli Marx. Comunisti da un lato e democristiani dall’altro. Confronto epocale. In questo spicchio di Valdorcia, all’ombra della Guerra fredda, è come se si giocassero le sorti del mondo....