La strada dell’essere umano, dai primi passi africani, segue fosse tettoniche, creste montuose, fiumi. Fu così che, dalla Rift Valley, Sapiens giunse in Pianura Padana. I cambiamenti climatici, invece, non chiedono ai sentieri umani di andare loro incontro. I fenomeni estremi impongono le scelte, non le suggeriscono. Sul Po, finita la siccità, sono calate le piene. La furia degli elementi, in un’Italia mitteleuropea ormai trincerata nel fortino del suo presunto Eden, ne ha scalfito la crosta. Quella che separa la superficie da uno dei paleo-strati depositati progressivamente dal fiume a partire da un milione di anni fa, quando la Bassa era allagata dal Mediterraneo.

E LÌ, DA UN MEANDRO della provincia di Cremona, la combinazione della magra eccezionale con la dirompenza delle piene ha restituito alla nostra coscienza un cranio preistorico, la cui scoperta è stata annunciata ieri. «È composto dalle ossa parietali dell’occipitale, caratterizzato da una morfologia estremamente arcaica», spiega al manifesto Davide Persico, l’autore del rinvenimento, che insegna Paleocologia e paleobiologia all’Università degli studi di Parma e ha fondato il Museo paleoantropologico di San Daniele Po. Dovrebbe appartenere a uno dei primi Sapiens arrivati in Europa dall’Africa e, collocandosi in uno scenario privo di reperti simili, va a colmare un vuoto informativo cruciale.

UN GRUPPO DI RICERCA, formato dai paleontologi di San Daniele Po e da ricercatori che provengono dalle università di Milano, Parma e Bologna, garantirà uno studio multidisciplinare che cercherà di ricostruire l’origine del fossile dai dati di tipo geomorfologico e sedimentologico raccolti nella zona di ritrovamento, situata a valle dell’ingresso del fiume Adda nel Po, all’altezza di Isola Serafini.
Nella stessa area, dove è presente una diga e la pressione dell’acqua è più forte, sono stati trovati negli ultimi anni anche un femore di elefante, un cranio di rinoceronte e, nel 2009, l’unico fossile neanderthaliano della Pianura Padana: una donna, adulta, che Giorgio Manzi sta ancora studiando.

IL NUOVO REPERTO sarà ospitato nel Museo di storia naturale dell’Università di Parma, che è in fase di riorganizzazione. «Dopo aver ricostruito la vita di questo individuo, vorremmo potesse raccontarci qualcosa in più sul processo di migrazione avvenuto dall’Africa verso l’Europa – conclude Persico – Intanto, lo abbiamo chiamato Acamar, come la stella più bella della costellazione Eridano, che nella sua forma ricorda lo scorrere di un fiume lungo anse sempre più strette».