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Abu Mazen espelle Nasser Qudwa, Fatah in piena crisi

Abu Mazen espelle Nasser Qudwa, Fatah in piena crisiNasser Qudwa – Ap

Palestina/elezioni Lo storico dirigente del movimento e nipote di Yasser Arafat aveva annunciato il suo sostegno alla possibile candidatura di Marwan Barghouti a capo dell'Anp contro quella del presidente uscente. Fibrillazioni anche in Hamas

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 13 marzo 2021
Michele GiorgioGERUSALEMME

La crisi cominciata in Fatah dopo l’annuncio di elezioni nei Territori occupati dopo 15 anni, ha mosso un altro passo verso il punto di non ritorno. Abu Mazen, leader del movimento e presidente dell’Autorità nazionale (Anp), giovedì ha espulso Nasser Qudwa, nipote dello storico presidente Yasser Arafat e tra gli esponenti più rappresentativi del passato di Fatah. Qudwa è stimato da un buon numero di palestinesi perché si è tenuto lontano dalle posizioni di potere e per aver scelto di occuparsi solo della fondazione dedicata ad «Abu Ammar», come era conosciuto suo zio morto nel 2004. Qudwa inoltre è stato per anni la voce dei palestinesi alle Nazioni unite e la sua espulsione non poteva non fare clamore.

Qudwa ha pagato l’intenzione di candidarsi con una lista indipendente (Forum democratico nazionale) alle elezioni del 22 maggio per il Consiglio legislativo dell’Anp. E per aver apertamente invocato la candidatura del «Mandela palestinese» Marwan Barghouti, il prigioniero politico più famoso e popolare, alle presidenziali del 31 luglio contro quella ufficiale dell’85enne Abu Mazen. «La decisione presa contro di me dal Comitato centrale di Fatah spiega bene ciò che è diventato questo movimento, è un atto contro una sana pratica politica. Continuerò a sentirmi parte di Fatah e a lavorare per la causa del popolo palestinese», ha dichiarato Qudwa in un filmato postato sui social in cui ha anche sottolineato l’urgenza di attuare un profondo rinnovamento di Fatah e dell’Anp. Con la sua uscita si chiude anche il processo di allontanamento dai vertici del movimento di coloro che avevano fatto parte dell’entourage di Arafat e del suo apparato di sicurezza. Qualche settimana fa è stato di fatto costretto a lasciare Fatah anche Mohammad al Dayya, storica guardia del corpo di «Abu Ammar»: tre anni fa era stato arrestato e incarcerato per aver insultato un consigliere di Abu Mazen.

Tenendo conto del comunicato carico di avvertimenti minacciosi diffuso dal Comitato centrale di Fatah, di fatto rischiano l’espulsione anche Barghouti, se davvero sceglierà, come sembra, di candidarsi a presidente, e vari alti funzionari non in linea con la leadership e che pensano di presentare liste indipendenti. Tra questi Nabil Amr, un tempo una delle figure più note dell’Anp. «Siamo davanti a un ammonimento forte rivolto ad alcuni personaggi di primo piano», ci spiegava ieri M.R. un giornalista vicino a Fatah che ci ha chiesto di rimanere anonimo. Secondo M.R. la causa principale del fermento che rischia di disintegrare Fatah «è l’ostinazione di Abu Mazen a candidarsi a presidente a tutti i costi, perché convinto che (il presidente Usa) Joe Biden avrà una linea diversa da quella di Trump verso Israele e sosterrà le aspirazioni palestinesi. A crederci sono solo lui e i suoi consiglieri». Accanto a chi si mostra dispiaciuto per come è stata gestita e si è conclusa la vicenda di Nasser Qidwa, altri dirigenti del movimento invece appoggiano il pugno di ferro contro i dissidenti che, dicono, «indeboliscono Fatah e minano le sue possibilità di vittoria alle elezioni». In questo scenario, ricorda qualcuno, il «reietto» di Fatah Mohammed Dahlan, un ex capo dell’intelligence dell’Anp divenuto nemico giurato di Abu Mazen, grazie ai fondi dei suoi sponsor a Dubai, sta per presentare una sua lista, «Riformisti democratici», che, si dice, raccoglierà non pochi voti in Cisgiordania. E anche a Gaza le sue quotazioni crescono dopo che ha garantito l’ingresso in quel piccolo e popoloso lembo di terra palestinese di 60mila dosi di vaccino Sputnik donate dagli Emirati.

Fibrillazioni si registrano anche nella principale forza avversaria di Fatah, il movimento islamista Hamas. Le elezioni interne per la nomina del suo capo a Gaza hanno fatto emergere una frattura mai apparsa prima tra «Ezzedin al Qassam» l’ala militare rappresentata dal leader uscente Yahya Sinwar, e i tradizionalisti legati ai Fratelli musulmani che fanno riferimento a Nizar Awadallah. Quest’ultimo a inizio settimana era uscito vincitore dal voto, almeno secondo l’annuncio dato dai media. Poi, su pressione dell’ala militare, si è tenuta una nuova votazione e Sinwar è stato riconfermato leader di Hamas a Gaza.

 

 

 

 

 

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