Internazionale

Lo Stato di Palestina in visita da Bergoglio

Lo Stato di Palestina in visita da BergoglioVaticano, l'incontro Abu Mazen-Bergoglio – LaPresse

Vaticano Breve ma importante incontro ieri tra il papa e il presidente Abu Mazen. Con l’Anp concordato in vista. E oggi proclamazione delle prime due sante palestinesi dell’epoca moderna

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 maggio 2015

Ieri mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano Abu Mazen, «presidente dello Stato di Palestina», come riporta il comunicato della sala stampa della Santa sede. E questa mattina a San Pietro, dove ci sarà di nuovo Abu Mazen insieme a 2mila fedeli giunti dalla Palestina con il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, il pontefice proclamerà le prime sante palestinesi dell’epoca moderna: Marie Alphonsine Ghattas e Mariam Baouardy Haddad, due religiose nate a metà ‘800.

Se a questi appuntamenti – benché il direttore della sala stampa vaticana, padre Lombardi, abbia precisato che si tratta di eventi fra loro «indipendenti» che quindi non vanno messi in relazione – si aggiunge la notizia, mercoledì scorso, dell’intesa sul testo dell’Accordo globale tra Santa sede e Stato di Palestina che prelude alla firma di un vero e proprio Concordato (le trattative con l’Olp cominciarono nel 2000), si può affermare che questa settimana ha segnato un deciso avvicinamento fra Vaticano e Palestina, nonché la conferma del riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Santa sede (che già nel 2012 aveva plaudito all’assegnazione dello status di osservatore all’Onu per la Palestina e da anni inserisce nell’Annuario pontificio il nome del rappresentante dello «Stato di Palestina») e della posizione vaticana a favore dei «due popoli due Stati».

L’incontro di ieri fra Francesco e Abu Mazen è stato breve (un colloquio privato di 20 minuti) ma estremamente cordiale. I due si erano visti un anno fa, a Betlemme, durante il viaggio in Palestina del papa, che in quell’occasione fece fermare la papa-mobile per sostare in preghiera appoggiato al muro di separazione costruito da Israele. Quindi a giugno ci fu il momento di preghiera in Vaticano insieme al presidente palestinese e a Shimon Peres. Poi l’attacco israeliano a Gaza che rase al suolo le case dei palestinesi ed azzerò vite umane e speranze di pace. Ora il tentativo di rilanciare il dialogo, a partire però dal riconoscimento dello Stato di Palestina, che ha irritato Israele, il quale ha manifestato «delusione» per una decisione – quella dell’accordo globale Santa sede-Palestina – che non contribuirebbe «a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative».

«Nel corso dei colloqui è stata manifestata grande soddisfazione per l’intesa raggiunta sul testo di un Accordo comprensivo tra le Parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo», sottolinea la nota vaticana. Si è parlato anche, precisa la Santa sede, «del processo di pace con Israele, esprimendo l’auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le Parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace. Infine, con riferimento ai conflitti che affliggono il Medio Oriente, nel riaffermare l’importanza di combattere il terrorismo, è stata sottolineata la necessità del dialogo interreligioso».

«Vogliamo esprimere apprezzamento ai nostri fratelli cristiani palestinesi per la loro fermezza e il contributo efficace fornito per costruire la nazione palestinese. Chiediamo ai cristiani palestinesi di restare con noi e godere dei diritti di piena cittadinanza, e affrontare con noi le difficoltà della vita fino a quando raggiungeremo la libertà, la sovranità e la dignità umana», ha spiegato Abu Mazen in un comunicato diffuso da Palestine news network. «La nostra Terra è diventata un bastione della virtù per tutto il mondo, la Palestina non è una terra di guerra, è piuttosto una terra di santità e virtù come Dio voleva che fosse». Confermiamo, ha detto ancora Abu Mazen, «la nostra determinazione a costruire una Palestina sovrana, indipendente e basata sui principi di parità di cittadinanza», con Gerusalemme «città di giustizia e di pace per tutti i credenti di tutte le fedi» e «nostra capitale».

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