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Abruzzo, il fuoco avanza verso il Velino-Sirente

Abruzzo, il fuoco avanza verso il Velino-SirenteBrucia il Monte Morrone nel Parco nazionale della Majella – Ansa

Ambiente Sulmona circondata: altri inneschi dolosi. Ferito grave un volontario della Protezione civile. Il ministro Galletti assicura massimo impegno. Arrivati i Canadair francesi. Ma non basta

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 30 agosto 2017

Si allarga il fronte del fuoco che da dieci giorni arde in provincia de L’Aquila, sul monte Morrone e sulle altre montagne attorno a Sulmona, e che ha mandato in fumo finora migliaia di ettari di bosco nel Parco nazionale della Majella.

Agli otto focolai, appiccati con inneschi, dai quali si sono sviluppati altrettanti incendi nella Valle Peligna, sul versante ovest del monte Morrone, lunedì notte si sono aggiunti altri due punti di fuoco, uno dei quali 400 metri oltre la linea tagliafuoco che l’amministrazione comunale e numerosi cittadini volontari autorganizzatisi avevano aperto nel territorio di Pratola Peligna.

Inoltre altre due inneschi – dolosi, stando a quanto riferito dalle istituzioni locali ai giornalisti di Il Germe e di Newstown – hanno sviluppato un rogo di grosse proporzioni anche nella vicina valle Subequana, e siamo già nel parco del Velino-Sirente. Numerose le abitazioni minacciate nelle tante piccole frazioni del territorio montano dall’inestimabile valore naturalistico.

Una catastrofe ambientale, generata da mani criminali, che ha provocato anche un ferito molto grave: si tratta di un volontario della Protezione civile di Pettorano sul Gizio di 30 anni, padre di due figli, colpito da un masso mentre stava partecipando alle operazioni di spegnimento nella zona d’altura di Passo San Leonardo, nel territorio comunale di Pacentro. È stato trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e versa in gravi condizioni.

Sul luogo operano attualmente, secondo quanto riferito dal Centro operativo misto di Sulmona che coordina uomini e mezzi, oltre 100 operatori, tra alpini dell’esercito, vigili del fuoco e volontari della protezione civile, anche se in alcuni casi i comuni – come Pratola Peligna – lamentano di aver dovuto affrontare da soli le prime fasi dell’emergenza. Da ieri però, i Canadair, che hanno una capacità di 6000 litri per ciascun lancio, sono stati affiancati dagli elicotteri Erickson che trasportano fino a 10.000 litri di acqua, e due canadair francesi attivati da Bruxelles su richiesta di Palazzo Chigi.

È la risposta data dal governo Gentiloni alle pressanti richieste di aiuto avanzate soprattutto dalla sindaca di Sulmona, Annamaria Casini. Ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha telefonato al presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e al prefetto dell’Aquila Giuseppe Linardi assicurando loro «ogni sforzo possibile di uomini e mezzi: dalla Protezione Civile ai Carabinieri Forestali, alle Forze Armate e ai volontari dislocati sul territorio, fino alle unità aeree, anche straniere, che sono a lavoro o che arriveranno nelle prossime ore» per far fronte a quella che ha definito «una situazione molto complessa».

In effetti la siccità e in alcuni casi le forti raffiche di vento hanno contribuito all’espandersi dei roghi un po’ in tutta Italia: la Protezione civile fa sapere che ieri sera erano «36 le richieste di intervento aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento: 12 dal Lazio, 10 dalla Campania, 8 dall’Abruzzo e 3 dalla Calabria, mentre una richiesta è arrivata, rispettivamente, da Basilicata, Puglia e Sicilia».

Da più parti si richiede però un maggiore sforzo. E anche se questo non è il momento delle polemiche, Legambiente punta comunque il dito contro l’organizzazione del fronte anti incendi: «Verrà il tempo – dichiara la presidente nazionale Rossella Muroni – per chiarire se i Carabinieri Forestali debbano svolgere attività di spegnimento boschivo sotto il coordinamento dei Vigili del Fuoco, come noi pensiamo, o se debbano solo svolgere le indagini per perseguire i criminali che appiccano i roghi, nell’immediato, però, per salvare la Majella serve uno sforzo in tutte le direzioni, a cominciare dall’invio di altri mezzi aerei».

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