Abruzzesi contro Renzi, il petroliere
Ambiente No Triv sul piede di guerra per fermare il progetto di perforazioni della costa adriatica che ha già ottenuto il placet dei ministri Galletti e Franceschini. Nello Sblocca Italia l’escamotage per snellire le procedure delle autorizzazioni e accelerare la distruzione del litorale dei Trabocchi
Ambiente No Triv sul piede di guerra per fermare il progetto di perforazioni della costa adriatica che ha già ottenuto il placet dei ministri Galletti e Franceschini. Nello Sblocca Italia l’escamotage per snellire le procedure delle autorizzazioni e accelerare la distruzione del litorale dei Trabocchi
«Il temuto ok del governo Renzi c’è stato. Il pericolo, adesso, è che venga rilasciato il titolo concessorio unico e questo consentirebbe, in brevissimo, alla multinazionale del greggio di attivare il cantiere». L’allarme viene lanciato dal coordinamento nazionale No Triv. Il cantiere è quello della piattaforma offshore «Ombrina mare», per ora esistente sulla carta ma già odiata dall’Abruzzo e dalla sua popolazione.
L’impianto, che ha appena ottenuto il placet del comitato Via nazionale e dei ministri dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e dei Beni culturali, Dario Franceschini, che hanno firmato il decreto di compatibilità ambientale, dovrebbe sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti, per mano della società Rockhopper, che succede alla Medoilgas. Il progetto prevede, non lontano dalla riva, la realizzazione di pozzi di petrolio – da 4 a 6 – , di chilometri di reti sottomarine per trasportare il greggio e il metano estratti e il posizionamento di una nave Fpso con tanto di termodistruttori e… con vista spiaggia e ombrelloni. In sostanza prevede la distruzione del litorale… «La Medoilgas spa – riprendono i No Triv – ha originariamente chiesto e ottenuto un “permesso di ricerca” di idrocarburi, a cui ha
fatto seguito una istanza di “concessione” per l’estrazione: per ognuno di essi era previsto un procedimento volto ad ottenere singole autorizzazioni, come sancito dalla legge». «Ad un certo punto – spiega Enzo Di Salvatore, costituzionalista – grazie ad alcune norme, la società Rockhopper, subentrata alla prima, ha potuto chiedere che il vecchio procedimento amministrativo fosse convertito in uno nuovo e più snello, previsto dallo Sblocca Italia, per il rilascio del “titolo concessorio unico”, concepito per consentire, ad un tempo, la ricerca e l’estrazione».
Il rischio è che tale titolo arrivi in fretta, in quanto lo Sblocca Italia prevede che il nuovo procedimento debba essere concluso entro 180 giorni. «Tutto ciò – evidenzia Di Salvatore – lo si deduce dal decreto ministeriale 4 maggio 2015, pubblicato sul Buig (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse) del 31 maggio scorso, alla pagina 22». Un colpo maestro, geniale e sopraffino, con il quale si saltano tutte le tappe intermedie che normalmente conducono ad una concessione, cioè quelle durante le quali si producono documenti, numeri, dati, atti e si emettono valutazioni certe. Come contrastare «Ombrina», allora? «La Regione Abruzzo – riprendono i No Triv – continui sulla linea di opposizione alla politica energetica del governo nazionale. Si organizzi con altre Regioni per deliberare la richiesta di referendum abrogativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia e vari una legge che dia l’alt definitivo ai progetti petroliferi resuscitati dal Decreto Sviluppo».
La Regione – per voce dell’assessore Mario Mazzocca – ha già annunciato il ricorso al Tar e la costituzione di un gruppo di lavoro che abbraccerà il pool di scienziati messi insieme da Wwf e Legambiente, a cui si sono aggiunti Fai, Italia Nostra, Marevivo, Pro Natura, Arci e il Centro Studi Cetacei di Pescara; e gli esperti del coordinamento «No Ombrina». «Si tratta di un progetto – afferma Fabrizia Arduini, del Wwf – pensato per distruggere un’ampia zona e va stoppato: è l’obiettivo comune. Pertanto occorre mettere in campo i migliori studiosi e tecnici che individuino ed evidenzino gli effetti reali, per molti versi devastanti, tra inquinamento e degrado, che l’impianto avrebbe su questo territorio e sulle acque dell’Adriatico. Perché – sottolinea– come già riportato in documenti ufficiali, la costa teatina è a tutti gli effetti una marca originale e distintiva, un patrimonio di risorse identitarie, dove il paesaggio è il perno centrale».
Mare e colline… con vincoli ambientali, con riserve, tutele, habitat peculiari, ecosistemi unici e siti di interesse comunitario. Un insieme che, sempre in un contenzioso contro «Ombrina», nella sentenza 04123 del 2014, il Tar del Lazio definisce «bene primario», con i caratteristici «trabocchi e il loro intorno» che rappresentano «patrimonio storico-culturale» da difendere.
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