Con la scomparsa a 85 anni di Abraham Yehoshua se ne va una delle voci più significative della letteratura israeliana e mondiale.

PIÙ VOLTE candidato al Nobel, nel 1995 aveva ottenuto l’Israel Prize, il massimo riconoscimento letterario dello Stato ebraico, nel 2002 il prestigioso Prix Médicis in Francia e l’anno successivo il Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa per il romanzo La sposa liberata.

Yehoshua era nato a Gerusalemme nel 1936 in una famiglia di ebrei sefarditi. Suo padre era uno storico e lavorava come traduttore per l’amministrazione mandataria britannica, sua madre era invece un’ebrea marocchina. Dopo il servizio militare e una laurea in Lettere aveva iniziato a scrivere romanzi e racconti prima di dedicarsi alla carriera accademica: fu per molti anni docente di letteratura comparata all’università di Haifa, e tenne corsi in molte università prestigiose, da Yale a Harvard e Princeton. Aveva anche vissuto a lungo a Parigi nel corse degli anni Sessanta in qualità di Segretario Generale dell’Unione Mondiale degli Studenti Ebrei.

NELLA SUA CARRIERA lo scrittore israeliano ha pubblicato dodici romanzi, alcune raccolte di racconti, saggi e drammi teatrali. L’amante, (pubblicato da Einaudi come tutte le sue opere tradotte nel nostro Paese), il suo primo romanzo uscito nel 1977, è ancora oggi una delle sue opere più note. A quel debutto significativo hanno fatto seguito Un divorzio tardivo (1982), Cinque stagioni (1987), Il signor Mani (1990), Ritorno dall’India (1994), Viaggio alla fine del millennio (1997), La sposa liberata (2001), Il responsabile delle risorse umane (2004), Fuoco amico (2007), La scena perduta (2011), La comparsa (2015), Il tunnel (2018), La figlia unica (2021). Articolata anche la sua produzione teatrale, da Una notte di maggio (1975) a Possesso (1986), a Bambini della notte (1992) a Camminano forse due uomini insieme? (2013).

Per decenni Yehoshua era stato un fervente sostenitore di una soluzione negoziata del conflitto fra israeliani e palestinesi, la cosiddetta «soluzione dei due stati», ma da qualche anno aveva cambiato idea e auspicava la nascita di un unico Stato che ospitasse entrambe le comunità. Insieme ad altri due celebri scrittori israeliani: Amos Oz, scomparso nel dicembre del 2018, David Grossman, Yehoshua era diventato un punto di riferimento costante per la sinistra di Israele e il movimento pacifista, i tre sono stati spesso chiamati a commentare l’attualità mediorientale anche sulla stampa del resto del mondo A questi temi lo scrittore aveva dedicato anche parte dei suoi lavori nel campo della saggistica, Diario di una pace fredda (1996) a Ebreo, israeliano, sionista: concetti da precisare (1996), fino a Il labirinto dell’identità (2009).

DOPO UN MATRIMONIO durato oltre cinquant’anni, e dal quale sono nati tre figli, nel 2016 era rimasto vedovo, cosa che lo aveva molto prostrato. Nelle ultime interviste, rilasciate mentre sapeva di essere gravemente ammalato, aveva affermato di attendere la morte con serenità, anche se si diceva molto preoccupato per il futuro politico e sociale di Israele.