Aborto, il governatore del Lazio Zingaretti mette i paletti ai medici obiettori
Stop all’obiezione di coscienza selvaggia sulla legge 194, nel Lazio. Con una delibera del commissario ad acta per la Sanità, il governatore Nicola Zingaretti, la giunta regionale ha stabilito che […]
Stop all’obiezione di coscienza selvaggia sulla legge 194, nel Lazio. Con una delibera del commissario ad acta per la Sanità, il governatore Nicola Zingaretti, la giunta regionale ha stabilito che […]
Stop all’obiezione di coscienza selvaggia sulla legge 194, nel Lazio. Con una delibera del commissario ad acta per la Sanità, il governatore Nicola Zingaretti, la giunta regionale ha stabilito che i medici che lavorano nei Consultori familiari del Lazio, anche se obiettori, sono tenuti a informare e prestare aiuto alle pazienti che desiderano abortire. Non solo: sono tenuti anche a prescrivere la pillola del giorno dopo alle donne che la richiedono, e a rilasciare l’attestazione di gravidanza per la richiesta di aborto volontario e per l’inserimento della spirale.
Un provvedimento resosi necessario anche perché, secondo i dati relativi agli anni 2011-2012 recentemente divulgati dal ministero della Salute e dalla Commissione Affari sociali della Camera, «l’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi è arrivata al 69,3% in Italia», come ricorda l’articolo 1 dello stesso decreto sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna, emanato da Zingaretti il 12 maggio scorso, che contiene anche le «Linee di indirizzo regionali per le attività dei consultori familiari». Il documento sottolinea, al riguardo, che «il personale operante nel Consultorio Familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione» dell’interruzione volontaria di gravidanza, «bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare interruzione volontaria di gravidanza. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici».
La delibera di Zingaretti è destinata inevitabilmente a sollevare polemiche –comunque, se non altro, porta al pettine un nodo da sciogliere il più presto possibile – ma potrebbe anche fare da apripista alle altre regioni. Prima del governatore Pd del Lazio ci provò Nichi Vendola nel marzo 2010, quando il presidente della regione Puglia tentò di autorizzare i consultori familiari ad assumere solo ginecologi non obiettori, ormai diventati “merce” rara. Per Olimpia Tarzia, ultrà dei movimenti pro-life e vicepresidente della commissione Cultura della Regione Lazio, quello di Zingaretti «è un provvedimento gravissimo che viola palesemente la legge 194/78».
È vero. Ma plaudono invece le associazioni di tutela della salute delle donne, come la Onlus «Vita di donna» che commenta: «A nostra memoria, nessun governatore, anche delle Regioni guidate dal centrosinistra, è riuscito a ribadire con tanta forza il diritto delle donne ad essere assistite per la documentazione necessaria per l’aborto nei consultori familiari. L’obiezione deve essere ammessa, contrariamente a quanto la legge prescrive, solo per le procedure “attive” dell’interruzione volontaria di gravidanza. Se un ginecologo del Lazio lavora in un consultorio familiare è tenuto, anche se obiettore, ad effettuare il colloquio con la donna e a rilasciarne il relativo documento. Bravo Zingaretti».
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