Politica

Abolizione del reato di clandestinità, in tilt la maggioranza

Clandestinità In Aula al Senato. Lega e centrodestra alzano il muro: «Difendere le frontiere è un dovere. Non accetteremo mai un percorso che porta allo ius soli automatico»

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 16 gennaio 2014

La depenalizzazione del reato di clandestinità, inserita dalla commissione Giustizia del Senato nel disegno di legge delega sulle pene detentive non carcerarie e sulla messa alla prova e arrivata ieri in Aula, manda in tilt la maggioranza di governo. La Lega, ormai lanciata verso un’escalation razzista alla Le Pen, può perfino sopportare di discutere della liberalizzazione della marijuana, ma di «clandestini» proprio no. Per il centrodestra – nuovo e vecchio – invece sono tabù entrambi gli argomenti.

Proprio mentre a Montecitorio il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, annuncia che «grazie a noi» la conferenza dei capigruppo ha finalmente deciso di fissare entro la fine di gennaio la discussione in Aula del messaggio alle Camere sull’«inaccettabile» sovraffollamento carcerarie inviato lo scorso 8 ottobre dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, gli scranni di Palazzo Madama si surriscaldano sul provvedimento che criminalizza gli immigrati presenti sul territorio italiano senza documenti regolari. La norma varato dalla commissione Giustizia abroga l’articolo 10 bis introdotto nel testo unico sull’immigrazione dal primo pacchetto sicurezza di Maroni con la legge 94/2009. Anche per effetto di questa legge – generalmente il combinato disposto del reato di clandestinità e di altri reati, spesso bagatellari – sono stranieri il 35% dei detenuti nelle carceri italiane. Per il capogruppo del Pd Luigi Zanda si tratta di un testo «buono che ora va approvato dall’Aula» perché, come risulta ormai evidente a tutti, perfino agli iscritti on line del Movimento 5 Stelle, «il reato di immigrazione clandestina non ha prodotto alcun beneficio, né al nostro Paese, né agli immigrati. È quindi sufficiente garantire la sanzione amministrativa».

E invece no: per il Ncd «la difesa delle frontiere è un dovere verso noi stessi e verso gli altri Paesi membri dell’Unione», afferma il capogruppo Maurizio Sacconi. «Non potremmo mai accettare una politica delle porte aperte – aggiunge l’ex ministro del Lavoro – perché destinata a compromettere ulteriormente la coesione sociale e a rendere vani i tentativi di costruire percorsi di ingresso qualificati in partenza, attraverso la formazione nei Paesi di origine». Dunque per il Ncd «la materia dovrebbe essere considerata nel contesto del provvedimento più ampiamente dedicato al governo dei flussi migratori e ai criteri di riconoscimento della cittadinanza». Da parte sua, Forza Italia prefigura già «effetti devastanti» della depenalizzazione: «Contrasteremo sempre in Parlamento – promette Maurizio Gasparri – chiunque voglia sostenere un percorso che parta dall’abolizione del reato di immigrazione clandestina e poi arrivi allo ius soli automatico».

L’animosità della Lega è stata invece arginata, giocoforza, dalla raucedine del relatore del provvedimento, il democratico Felice Casson, che, completamente afono, ha dovuto rinunciare al suo intervento in Aula. La discussione è stata quindi rinviata, come richiesto dallo stesso presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma. Ma per il leghista Massimo Bitonci si è trattato di un chiaro segno (divino): «La maggioranza è in difficoltà per merito della Lega». Pronta la battuta del più timorato Gasparri: «Non si prenda il merito del malessere di Casson o si fa una cattiva fama».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento