È stato annunciato per oggi il rimpasto di governo che il premier giapponese Abe meditava da tempo. La novità politica di rilevo è l’abbandono del ministro degli esteri Fumio Kishida. Abe conferma invece economia e infrastrutture, in una sostanziale approvazione della Abenomics; nel segno della continuità anche la Difesa con la nomina del revisionista Onodera. Il clima politico intorno ad Abe è cambiato negli ultimi mesi. Solo nella primavera la stampa nipponica celebrava la sua posizione come la più solida per un premier giapponese del dopoguerra. Abe sfruttava il momento e annunciava l’intenzione di riformare la Costituzione, l’obiettivo politico a lui più caro, mentre il Partito Liberaldemocratico estendeva a tre i mandati che un suo presidente può servire.

Poi sono arrivate le conseguenze dei vari scandali che si trascinano da inizio anno, che ruotano attorno ad una rete clientelare al Ministero dell’educazione e a soppressioni illegittime di documenti alla difesa, che hanno fatto crollare il consenso. Abe non cala solo nei sondaggi.

Anche i risultati elettorali della città di Tokyo a inizio luglio hanno ampiamente ridimensionato il suo partito di governo. La crisi di consenso è arrivata così all’interno del partito. La leadership si è riunita martedì mattina presso il quartier generale del partito e ha fatto posto al suo interno per Fumio Kishida, l’attuale Ministro degli esteri. Kishida, in carica dal 2012, aveva dichiarato alle agenzie già ad aprile, che «l’era post-Abe presto o tardi arriverà» e che la sua fazione doveva prepararsi.

Lui, intanto, i preparativi li stava già facendo, almeno dal novembre scorso, quando ha iniziato una serie di visite sul territorio giapponese per coltivare la sua figura all’interno del paese. Tra gli eventi a cui Kishida ha partecipato c’è stata una visita a novembre a Okinawa. La sfida per la presidenza del partito è fissata a settembre del 2018 e non è più sicuro che sarà un’acclamazione.