Rubriche

Abbinamenti a contrasto di Seurat

Divano Sulla influenza che l’opera di Eugène Delacroix (1798-1863) esercita nella formazione di Georges Seurat (1859-1891), acutamente scrisse Paul Signac nel suo De Delacroix au Néo-impressionnisme, pubblicato nel 1899. Félix Fénéon, […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 8 febbraio 2019

Sulla influenza che l’opera di Eugène Delacroix (1798-1863) esercita nella formazione di Georges Seurat (1859-1891), acutamente scrisse Paul Signac nel suo De Delacroix au Néo-impressionnisme, pubblicato nel 1899. Félix Fénéon, nell’aprile del 1922, pubblica nel Bulletin de la vie artistique tre rapidi appunti di Seurat poco più che ventenne sulla pittura di Delacroix. Risalgono all’anno 1881, datati 23 febbraio, 6 maggio e 11 novembre. Sono note scritte a penna che, ci dice Fénéon, furono stese «in righe di trenta centimetri su fogli di carta spessa».

Per certo, dunque, notazioni vergate non «direttamente davanti ai quadri che analizzano», ma più tardi, con l’intento di fissare le impressione ricevute osservando quelle opere. È che Seurat quei Delacroix li vede presso i negozi di mercanti d’arte o esposi nelle loro vetrine, «Seurat in piedi sul marciapiede», dice Fénéon. E che non si tratta di trascrizioni da un taccuino, tracciate a matita e poi riportate ‘in bella’, è attestato da un qualche disordine e alcune incertezze nella grafia.

Seurat descrive dunque a memoria, con ineccepibile precisione, i dipinti attentamente osservati. È verosimile una memoria visiva così forte da riferire ‘a distanza’ con estrema esattezza i rapporti cromatici fermati in un dipinto? Certamente sì, spiega Fénéon, «perché si trattava di ritrovare mentalmente non un mero campionario, ma dei colori abbinati da Delacroix in un sistema definito, secondo una logica dove Seurat vedeva con chiarezza: rammentarsi il tale elemento d’una combinazione, è far apparire l’intero gruppo». Valga ad esempio l’appunto dedicato a Gli ossessi di Tangeri (olio su tela, cm 97,8×131,3; Minneapolis Institute of Art), eseguito da Delacroix nel 1837 ed esposto l’anno successivo al Salon. L’opera raffigura un gruppo di «fanatici, spiegava lo stesso Delacroix, che entrano in una sorta di ebbrezza e che, spargendosi per le vie, si abbandonano a mille contorsioni ed a gesti sovente pericolosi».

Il frastuono, per dir così, ed il tumulto pauroso rappresentati nel quadro (una strada di Tangeri costipata d’una folla ondeggiante, i caseggiati nel fulgore della meridiana luce mediterranea), insomma l’intera immagine è da Seurat distillata e riferita alla purezza di valenze cromatiche, rilevate nelle loro congiunzioni complementari, poste in evidenza nei loro abbinamenti a contrasto. Per come sono fissate nell’appunto di Seurat, ne trascrivo alcune, tal quali, in elenco: «righe rosse delicate»; «giallo e nero»; «grigio aranciato e grigio blu»; «verde con una macchia rossa al centro»; «blu, aranciato bianco»; «rosso esaltato da coste verdi»; «grigio, bianco, giallo»; «bande verde giallo e bianco grigio»; «il blu e l’arancio»; «arancione vivo dove entra assai di vermiglione circondato di grigio azzurro»; «bianco giallo accostato al violetto».

Fino all’anno 1881-1882, le prove di Seurat pittore si applicano al rapporto bianco-nero: disegni a matita nera dove il rilievo delle forme così come il contrasto di luce e ombra è affidato al chiaro e allo scuro lavorati sul bianco della carta, secondo gradazioni che vanno dal bianco intatto al nero pieno, come si vede, ad esempio in un disegno del 1882, il Ritratto del pittore Aman-Jean. Gli studi sul nero e sul bianco risultano preliminari all’indagine sui contrasti di reciprocità e di complementarità dei colori puri accostati.

Dunque anni, questi, nei quali Seurat, bene ha scritto John Rewald, «soprattutto disegna, forgiandosi con il nero e il bianco un linguaggio specificamente suo, linguaggio di forme piuttosto che di linee, e di contrasti attentamente bilanciati». Ad una considerazione attenta dei contrasti cromatici invitano molte riflessioni di Delacroix. In una pagina del suo Diario dell’anno 1850 si legge: «Era il tramonto: i toni cromo e lacca più smaglianti dalla parte della luce e le ombre azzurre e oltremodo fredde. (…) Questa legge dei contrasti faceva sì che nel paesaggio l’effetto sembrasse tanto vivo. Ieri, 13 novembre, ho osservato lo stesso fenomeno al tramonto: di sera, il grigio delle nuvole va fino all’azzurro; la parte del cielo che è pura, è giallo vivace o arancione. Legge generale: maggior contrasto, maggior splendore.»

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento