Visioni

A ventiquattro ore dall’Apocalisse

A ventiquattro ore dall’Apocalisse

Al cinema Un giovani cuoco dai poteri speciali, un capo della polizia e strane creature. Nelle sale «Il luogo delle ombre» di Stephen Sommers

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 23 luglio 2015

Ventiquattro ore per evitare una strage. Questo è il tempo che ha a disposizione lo «strambo» Odd Thomas per evitare che si compia una carneficina. Un giovane cuoco in una tavola calda che vive a Pico Mundo (che nella realtà è Albuquerque, celebre per essere stata la location di Breaking Bad), fidanzato da quando era un bambino con Stormy, la ragazza con cui stare per sempre, è l’improbabile eroe de Il luogo delle ombre, film diretto da Stephen Sommers e tratto dal libro di Dean R. Koontz. Lavoro che è stato realizzato nel 2013 e che va a riempire una programmazione estiva rapsodica, ricca di film presi da quei giochi nelle fiere estive quando con una gru si può pescare un portachiavi, un pupazzetto di gomma o una clessidra o niente.

Torniamo a Odd. Un nome che secondo la madre sarebbe il frutto di un errore all’anagrafe perché in realtà avrebbe dovuto chiamarsi Todd. Comunque sia, lui ha dei poteri speciali. E anche qui torna in gioco la madre che non aveva fatto mistero di possedere delle qualità sovraumane. Ma parlare troppo di cose strane è pericoloso e, infatti, la mamma finisce rinchiusa in un istituto d’igiene mentale. Odd, invece, è più accorto. Ha fatto partecipi delle sue straordinarie abilità la sua fidanzata e il capo della polizia, interpretato da Willem Dafoe, per una volta in un ruolo più leggero e, al tempo stesso, senza ombre.

La voce fuori campo di Odd spiega quello che lui sa fare e ciò che prova nell’eseguirlo. Può vedere i morti. Anche loro lo vedono ma non parlano, cercano di fargli capire cosa sia accaduto. Odd, inoltre, vede delle strane creature, molto più minacciose dei fantasmi. Sono i bodachs, esseri che compaiono solo quando il male è in procinto di compiersi. Non lo provocano, se ne nutrono, annusando uomini e donne. E il 14 agosto a Pico Mundo ne appaiono tantissimi di questi bodachs, da indurre Odd a pensare che vi sarà una strage di proporzioni enormi. Aiutato dai suoi amici scopre che qualcosa accadrà il giorno dopo.

Sommers come tanti registi prima di lui, si è cimentato con l’aspirazione metafisica del cinema di andare oltre l’umano, oltre la sua finitezza, con gli strumenti messi a disposizione dal cinema fantastico, distribuendo qua e là sorrisi e lacrime, buoni sentimenti e tensioni. Facendo ricorso all’uso di qualche effetto speciale, ha cercato di mantenere desta l’attenzione dello spettatore. E non si è risparmiato nel mostrare il volto cattivo dei presunti buoni, ad esempio dei poliziotti.

Così come non ha voluto ridurre l’attentato a una questione di civiltà o di religione, descrivendo l’insorgere del male negli Stati Uniti ad opera di cittadini che si definiscono «esportatori di democrazia e libertà».

Purtroppo, l’incedere del male, quello di cui facciamo conoscenza quotidianamente, va oltre le rigide misure dell’intrattenimento, soprattutto quando immagina e sogna un modo per anticipare e sconfiggere la brutalità umana. Per il momento, in queste calde giornate di luglio, non resta che accontentarsi del conforto di una sala buia con l’aria condizionata.

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