Visioni

A Venezia la riflessione politica è una questione di genere

A Venezia la riflessione politica è una questione di genereUna scena da «First man» di Chazelle – cortesia NBC Universal,

Cinema Presentato il programma della mostra giunta alla sua settantacinquesima edizione (29 agosto-8 settembre). In concorso Chazelle che apre con «First man», poi Assayas, i Coen, Audiard. Tre italiani in gara: Guadagnino, Minervini e Martone

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 26 luglio 2018

Con la sicurezza distaccata ma soddisfatta del giocatore che ha in mano le carte vincenti, Alberto Barbera direttore della Mostra di Venezia ha presentato il maestoso programma dell’edizione 75. Prima di entrare in sala, al Moderno di Roma del gruppo The Space, un volantinaggio ricorda la giornata di sciopero del 25 a livello nazionale dei lavoratori del gruppo per i licenziamenti senza preavviso «con motivazioni assurde e fittizie» di quattro lavoratori a tempo indeterminato della sede di Livorno.

Una serie di successi hanno costellato la direzione di Alberto Barbera soprattutto nelle ultime edizioni accompagnando alcuni film agli Oscar come è stato il caso di La la Land di Damien Chazelle, Gravity, di Alfonso Cuarón, Birdman di Iñárritu. Ritroviamo così in apertura della Mostra il nuovo film di Chazelle First Man dove invece delle melodie di una commedia musicale ci troviamo nell’assenza di sonorità dello spazio con Ryan Gosling come Neil Armstrong primo uomo sulla luna nel 1969. E ritroviamo Cuarón con Roma un film in bianco e nero interpretato dai suoi familiari a partire dai suoi ricordi di adolescente, con la sua creatività esplosiva applicata a un film di famiglia.

«The Ballad of Buster Scruggs» dei Coen, cortesia Netflix

Una delle linee guida di questa edizione sembrano essere i generi trattati in maniera autoriale, così avremo la commedia di coppia di Olivier Assayas Double vies con Juliette Binoche, i western The sisters Brothers di Jacques Audiard girato tra Spagna e Romania, ma con maestranze e star americane (Joaquim Phoenix e Jake Gyllenhaal), riflessione sui codici del genere e il western dei fratelli Coen The Ballad of Buster Scruggs con Tin Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson, Tom Waits, sei episodi di diversa ispirazione, riflessione sulla morte (periodica) del genere.

Un horror rivolto al film di Dario Argento è Suspiria di Luca Guadagnino, con Tilda Swinton in tre differenti personaggi; non mancherà di invenzioni raccapriccianti il nuovo film di Carlos Reygadas Nuestro tiempo, che parte dalla sua fattoria per prendere strade imprevedibili, un polar è Frères ennemis di David Oelhoffen ambientato nella banlieue parigina, crime story è Acusada opera seconda dell’argentino Gonzalo Tobal, The Nightingale di Jennifer Kent, la regista dell’horror Babadook, è la storia di una giustiziera nella Tasmania dell’800 con un aiutante aborigeno; la vicenda della strage dell’isola di Utoya in Norvegia da parte del neonazista è raccontata in 22 July da Paul Greengrass, il musical viene evocato da Vox Lux di Brady Corbet con Natalie Portman e Jude Law, dalla provincia al successo; un film di samurai diverso dal solito sarà certamente quello di Tsukamoto, Schnabel sonda il perimetro della mente di Van Gogh/Willem Dafoe, il cineasta indipendente Rick Alverson, già vincitore a Rotterdam e Locarno con i suoi metaforici film sulla cultura americana porta sullo schermo Jeff Goldblum in The Mountain, la questione razziale nell’America contemporanea riesplode in What you gonna do when the world’s on fire? di Roberto Minervini.

«Suspiria» di Guadagnino, foto cortesia Amazon Studios

Film storici del tutto particolari saranno The favourite di Yorgos Lanthimos, che stringe nei suoi labirinti il regno della regina Anna nel diciassettesimo secolo, Peterloo di Mike Leigh (fu lanciato a Venezia dalla Sic) una riflessione sul potere a partire da un episodio di repressione finita nel sangue da parte della cavalleria nel corso di una manifestazione a Manchester. Film che guarda al passato per riflettere sul presente è anche quello di Mario Martone compone una terza parte della sua trilogia storica con Capri-Revolution ambientato tra gli intellettuali che frequentavano l’isola ad inizio novecento sperimentando nuovi modelli di vita bruscamente interrotti dall’inizio della guerra. Lo scoppio della prima guerra mondiale fa da sfondo anche a Sunset del premio Oscar Laslo Nemes, la Germani dal nazisno agli anni ’70 tra est e ovest è raccontata da Werk ohne autor di Florian Henckel von Donnersmarck.

Nella sezione fuori concorso alcuni dei film più attesi come The other side of the wind di Orson Welles, la versione postuma basata sulle note di regia e gli appunti di montaggio del regista oppure di A star is born, al suo quarto remake, protagonisti Lady Gaga e Bradley Cooper alla sua prima regia. Nella sezione troviamo anche Pablo Trapero con La quietud, Zhang Yimou con Ying, Amos Gitai con A tramway in Jerusalem che è a Venezia anche con il documentario A letter to a friend in Gaza sui conflitti israelopalestinesi e la possibile coesistenza, Sergei Lotnitsa con Process da ricerche di archivio a Mosca compone un film sulla menzogna, ricavato da ore di filmati sui processi staliniani iniziati nel 1931. Un panorama di problematiche contemporanee riguardanti la Siria, la Turchia, l’Indonesia, l’Iran, il Tibet li troviamo concentrati nella sezione «Orizzonti» una grande fucina di scoperte.

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