Cultura

A Trieste una giornata per Daniel Amit

A Trieste una giornata per Daniel Amit

INCONTRI Reading e seminari per ricordare il fisico di origine ebraica a fianco dei palestinesi

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 29 giugno 2018

Domani, 30 giugno, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste dedicherà una giornata all’eredità scientifica e militante del fisico Daniel Amit, scomparso nel 2007 e a lungo collaboratore del Manifesto.
L’iniziativa, intitolata «Remembering Daniel Amit, and beyond» inizierà alle 9.30 alla Sissa, dove interverranno scienziati e scienziate che hanno collaborato con lo studioso.
La sera, dalle 19.30 all’Antico Caffè e Libreria San Marco, si parlerà della lunga militanza dell’ebreo Amit a favore dei diritti dei palestinesi. La storica del medioriente Cristiana Baldazzi parlerà dello sforzo da parte di Amit per il riconoscimento dell’«umanità del nemico», anche grazie alle traduzioni degli intellettuali arabi in lingua ebraica da lui curate.

Nato in Polonia nel 1938 e fuggito a Tel Aviv, Amit divenne cittadino italiano nel 1999. Era uno dei massimi teorici al mondo nel campo delle neuroscienze computazionali. Negli anni ‘80 aveva avuto l’intuizione di applicare allo studio del cervello la fisica statistica, fin lì utile per studiare gas e magneti. Elaborò così un modello teorico per spiegare i processi biologici alla base della memoria. Aveva insegnato all’università Racah di Gerusalemme prima di approdare alla Sapienza di Roma, dove rimase fino alla fine.
Oltre alla fisica, il pacifismo e la difesa dei palestinesi sono stati il filo rosso della vita di Amit, che non ebbe paura di schierarsi contro Israele sin da quando si trattò di difendere Hanna Nasser, collega dell’università palestinese di Birzeit espulso dal paese. «Tra le figure ebraiche che lottarono per la sopravvivenza dell’università di Birzeit – racconta lo storico palestinese Albert Aghazarian – il primo è stato il prof. Amit».

Né si tirò indietro quando si trattò di incontrare clandestinamente l’Olp di Arafat insieme a Uri Avnery e altri intellettuali ebrei dissidenti. Molti di loro, da entrambe le parti, pagarono con la vita quegli incontri. Ma per difendere le sue idee pacifiste, non rinunciò nemmeno a posizioni scomode dal punto di vista professionale.
Dopo l’invasione statunitense in Iraq nel 2003, ad esempio, Amit interruppe clamorosamente ogni collaborazione con la American Physical Society e la sua pubblicazione «Physical Review Letters», la più prestigiosa tra le riviste di fisica.
«Dalle battaglie di Amit – sostiene Alessandro Treves, neuroscienziato anche lui e organizzatore dell’iniziativa – poco sembra essere cambiato, se non in peggio. E lo dimostrano le difficoltà incontrata da diverse personalità palestinesi a partecipare a questo stesso simposio»

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