A Torino i 5s insistono: mozione contro la Tav
No Tav È un testo che ripropone senza annacquamenti le posizioni del movimento Notav. Furibonda la reazione del mondo industriale torinese che con Dario Gallina ha accusato la maggioranza pentastellata di voler trasformare Torino in una «città di anziani e disoccupati»
No Tav È un testo che ripropone senza annacquamenti le posizioni del movimento Notav. Furibonda la reazione del mondo industriale torinese che con Dario Gallina ha accusato la maggioranza pentastellata di voler trasformare Torino in una «città di anziani e disoccupati»
La pressione del movimento Notav sulla sindaca di Torino Chiara Appendino e sulla maggioranza consigliare del M5s comincia a essere imponente. Dopo la piazzata fatta al Movifest, in cui il partito di riferimento del mondo Notav è stato oggetto di una dura e plateale contestazione, qualche settimana fa i consiglieri comunali hanno impresso un’accelerazione verso la chiusura della trentennale storia della Torino-Lione.
LA CONTRARIETÀ AL TUNNEL di base – nessuno contesta il collegamento ad alta velocità tra le due città, che per altro esiste da anni – è uno dei pochi punti che vede compatta la terremotata maggioranza del M5s in Comune. Le vicende olimpiche torinesi, per altro non ancora concluse, hanno lasciato profondi solchi.
Lunedì pomeriggio, in un clima incandescente, si discuterà e voterà una mozione che domanda di «valutare, in alternativa al Tav, la promozione dell’utilizzo dell’intera linea esistente tra Torino e Modane, sospendere qualunque operazione indirizzata all’avanzamento dell’opera finché non sia terminata l’analisi Costi-Benefici, ridiscutere gli accordi con lo stato francese e revocare la nomina dell’attuale direttore generale di Telt e abolire il ruolo di Commissario Straordinario del Governo per la Torino-Lione, e sospendere le attività dell’Osservatorio Torino Lione in attesa di ridefinirne gli obiettivi e le funzioni».
I CONSIGLIERI TORINESI del M5s chiedono quindi di fermare tutti i lavori, licenziare il presidente dell’Osservatorio Paolo Foietta, dare via libera al potenziamento della linea esistente. È un testo che ripropone senza annacquamenti le posizioni del movimento Notav. Furibonda la reazione del mondo industriale torinese che con Dario Gallina ha accusato la maggioranza pentastellata di voler trasformare Torino in una «città di anziani e disoccupati». Gallina si è poi detto indignato che le «teorie deliranti degli oppositori entrino dalla porta principale nelle istituzioni» avanzando l’ipotesi di una nuova marcia dei 40mila in chiave pro tav. Minaccia che rimane sotto traccia da anni, fortemente desiderata dal presidente del Piemonte Chiamparino, mai trasformatasi in realtà: dal 1980 molte cose sono cambiate a Torino.
LA SINDACA avrebbe preferito evitare il doppio strappo con la forze produttive della città, a lei non ostili. Venerdì infatti faceva sapere che non avrebbe preso parte alla votazione di lunedì, dato un impegno precedentemente preso in quel di Dubai. In virtù dell’evidente cortocircuito politico di un voto di rottura definitiva espresso in assenza della sindaca, un comunicato stampa della capogruppo del M5s, Valentina Sganga, chiariva che Chiara Appendino è da sempre contraria al tunnel di base della Torino – Lione e la sua assenza non evidenziava crepe all’interno della maggioranza. Trascinata dalle polemiche, ieri la sindaca allontanava i dubbi rinnovando le sue storiche posizioni anti Tav e invitando il governo a decidere velocemente.
Seguiva un attacco di Sergio Chiamparino: «Il rifiuto è una bestemmia. Spero che l’ordine del giorno contro il progetto venga respinto o non sia messo al voto. Trovo assurdo che si voti in Consiglio comunale un ordine del giorno di quella importanza senza chi rappresenta la città ai massimi livelli». Che il fronte della val Susa sia il terreno dove il M5s potrebbe recuperare, nel breve periodo, la rotta avvenuta in Puglia sul Tap, veniva chiarito da Luigi Di Maio che in serata scandiva: «Da sempre noi siamo contrari alla Tav, e soprattutto è nel contratto di governo. In questo momento nessuno del governo a Roma ha intenzione di foraggiare quell’opera».
AFFERMAZIONE che chiamava in causa la componente leghista nel governo, che non smentiva. La Lega, a livello locale continua a fare proclami a favore del Tav, mentre a Roma stanno emergendo posizioni più ambigue.
La contrarietà al tunnel della base 5s, a Torino e non solo, è reale: il nodo è politico, come in Puglia, e la presenza di eventuali penali incombe sull’esito della trentennale vicenda Tav. Penali che notoriamente non esistono, ma il caso Tap evidenzia come questo sia un dettaglio.
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