A scuola di sapere tecnologico
Intervista Anna Lo Iacono spiega le finalità della Fastweb Digital Academy, nata a Milano circa un anno fa per avviare i giovani alle nuove professioni
Intervista Anna Lo Iacono spiega le finalità della Fastweb Digital Academy, nata a Milano circa un anno fa per avviare i giovani alle nuove professioni
Nei mesi scorsi, è stata inaugurata la Ultra Real World – la prima sala di realtà virtuale a 360° in Italia promossa nel Milano Film Festival. All’interno di questo evento è stata presentata una delle prime scuole digitali in italia chiamata Fastweb Digital Academy, che offre corsi rivolti ai giovani fino a 35 anni, gratuitamente. «La Fastweb Digital Academy è un’iniziativa nata più o meno un anno fa – spiega Anna Lo Iacono, responsabile Senior Manager of Corporate Social Responsibility e della Fastweb Digital Academy – , voluta da Fastweb e dalla Fondazione Cariplo per avvicinare i giovani al mondo del lavoro, in particolare alle professioni digitali. In un anno abbiamo sottoscritto più di mille certificazioni di frequenza e abbiamo erogato circa 35 corsi gratuiti. La scuola è divisa in tre aree: la prima si lega al Making, la seconda si concentra sullo sviluppo di videogiochi e linguaggi di programmazione, mentre la terza si focalizza sul marketing della comunicazione. I corsi sono erogati da imprese specializzate, abbiamo degli insegnanti che provengono da realtà diverse, per esempio quelli sulla comunicazione sono tenuti dallo IAB, mentre quelli sui videogiochi da Digital Prof, e così via fino ad arrivare a corsi come quelli sul commercio elettronico e sullo sviluppo di Java, ma anche corsi pensati per i maker come l’IoT e il digital fashion.
È una scuola legata ad alcune aziende o c’è un sapere libero?
C’è un sapere libero, nel senso che gli insegnanti vengono da realtà tra loro assai diverse. Anche l’utilizzo dei software cambia moltissimo, spesso si usano app e programmi open source, quindi gratuitamente e accessibili a tutti. La quantità degli insegnanti e la molteplicità rappresentano due dei punti di forza di questa scuola.
Sono corsi basati in particolare sull’esperienza. Gli studenti lavorano insieme, attraverso una metodologia teorica ma anche pratica, nei workshop e in laboratori. La gran parte degli studenti proviene da facoltà umanistiche, a testimoniare la voglia di completare la loro formazione.
Prevedete di realizzare corsi in altre città italiane o un progetto che si lega alla Milano Hub?
È un progetto partito da Milano, precisamente da Base e stiamo andando verso altre città. Abbiamo appena completato corsi a Palermo, tre per l’esattezza, che sicuramente ripeteremo. Siamo stati ospitati dal Consorzio Arca, un incubatore d’impresa specializzato nella formazione di laureati. Abbiamo riscontrato una partecipazione più vivace rispetto a quella milanese: la novità di avere dei corsi gratuiti così specialistici è un’idea che ha riscosso successo.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a realizzare dei corsi così specifici come quelli sulla realtà virtuale e sulla realtà aumentata?
Fastweb ha creduto fin dall’inizio a tutta la parte inerente la realtà virtuale e realtà aumentata. Ci sono applicazioni, in questo ambito, che non riguardano solo il mondo della programmazione e dei videogiochi, ma anche nuovi settori, come il marketing o il commercio. Noi proviamo a formare giovani che abbiano le competenze per rispondere alle professioni del futuro. È uno dei settori che ci interessa maggiormente: è in evoluzione, e può offrire posti di lavoro.
Quanti studenti riescono a inserirsi dopo il periodo di formazione in modo stabile nel mondo del lavoro legato all’innovazione tecnologica?
I dati precisi non li sappiamo, è passato solo un anno e rappresenta un periodo troppo corto per un’attenta analisi. Non abbiamo un career service, ma abbiamo riscontri positivi. Alcune studentesse di digital fashion hanno creato una startup e ora hanno la possibilità di vendere le proprie collezioni. Un altro studente, da una idea nata in un laboratorio con un maker all’interno della scuola, ha ricevuto un finanziamento europeo di 50mila euro per realizzare i suoi prototipi.
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