Si ritorna in piazza – a capienza quasi completa – dopo due anni di pandemia in cui la manifestazione ha resistito, ma con tutte le inevitabili restrizioni. Flash dal passato con squarci da una piazza San Giovanni desolatamente vuota alternati a montaggi di performance video degli artisti in diretta o in differita. Gianna Nannini sul grattacielo milanese per sola pianoforte e voce, ne è il simbolo. Il Concertone del Primo Maggio a San Giovanni ha vissuto – come tutto il comparto spettacolo dal vivo, due anni di stop and go – si riprende e ci si riferma, tutti i tormenti della pandemia. Ora si riparte per davvero e l’evento promosso e organizzato da Cgil, Cisl e Uil, si riprende il suo spazio, oltre alla sua consueta diretta su Rai3, Rai Radio2 – con il commento di Diletta Parlangeli ed Elena Di Cioccio, nella prima parte, e di Gino Castaldo e Melissa Greta Marchetto nella seconda – e Rai Play (dove sarà disponibile anche on demand), dalle 15.30 alle 19 e dalle 20 alle 24. A guidare la kermesse una pluri narrazione, guidata da Ambra Angioini che solo ieri – con tampone negativo – ha avuto l’atteso via libera per salire per la quinta volta consecutiva (record della manifestazione), come presentatrice dell’evento.

L’ATTUALITÀ non fa sconti, e ai tormenti della pandemia si sono aggiunte le angosce di una guerra alle porte oltre all’elenco – spaventosamente lungo – dei morti su lavoro. Così lo slogan scelto per l’edizione 2022 non poteva essere che «Al lavoro per la pace», includendo i temi trattati dagli organizzatori e dai singoli artisti nel corso delle performance: lavoro, sicurezza, diritti, sanità, condizione femminile, tolleranza e accoglienza. Il conflitto entra nella narrazione del primo maggio: non è un caso che sono stati scelti come unici – e chiaramente simbolici ospiti internazionali – i Go_A, un gruppo musicale ucraino. Oltre 30 artisti, mai come quest’anno specchio delle tendenze musicali del Belpaese. Sarà la «prima volta» in piazza San Giovanni per Marco Mengoni e Max Pezzali, torna Carmen Consoli (con Marina Rei) e ci sarà anche Ornella Vanoni. E annunciati proprio ieri anche Riccardo Cocciante, Gazzelle e Bugo (ma qui solo nella veste di presentatore pomeridiano). Un cast che annovera fra gli altri anche: Coez, Rkomi, Mecna, Mr. Rain, Rancore, Fasma , Tommaso Paradiso, Willie Peyote, Fabrizio Moro, Enrico Ruggeri. Luca Barbarossa sarà con gli Extraliscio, la Bandabardò con Cisco. Tornano i Coma_Cose, La Rappresentante di Lista, Clementino e l’Orchestraccia, Ariete, HU. Extra musicali, infine, gli interventi di Francesca Barra e Claudio Santamaria, Giovanna Botteri, Marco Paolini, Riccardo Iacona, Stefano Massini e Valerio Lundini.

L’attualità non fa sconti, e ai tormenti della pandemia si sono aggiunte le angosce di una guerra alle porte oltre all’elenco – spaventosamente lungo – dei morti su lavoro.

MASSIMO BONELLI dal 2015 ha preso in mano le redini del Concertone, coinvolgendo quella che un tempo era l’onda ‘indie’ – ovvero indipendente dalle major – ma che ora – a ‘rivoluzione’ avvenuta, rappresenta la tendenza del pop/rock italiano. «È un ritorno – spiega Bonelli – importante che ci permette anche di lavorare con tranquillità, pur seguendo il protocollo della normativa Covid. L’emozione è forte e allo stesso tempo contraddittoria, perché sappiamo perfettamente che è una normalità ipotetica. Ai timori della pandemia si è aggiunta quella della guerra: sarà una manifestazione gioiosa ma con la consapevolezza di ciò che sta accadendo. Ciò detti resta palpabile l’emozione di un artista sul palco che si farà racconto collettivo». Si rincorrono i temi sociali, e la stretta attualità parla anche di un numero sempre più crescente di morti bianche: «Una persona che esce di casa la mattina e non torna a casa la sera. Sul dramma delle morti sul lavoro avremo due panel durante la giornata».
Due anni di pandemia hanno messo in ginocchio il comparto dello spettacolo dal vivo: «Una catastrofe. Posso solo dire che il nostro staff è stato ricostruito perché un terzo delle persone impiegate ora fanno altro e hanno abbandonato questo settore». Torniamo al punto di partenza, la poca considerazione delle sorti di questo settore da parte della politica: «Il concetto che la musica sia uno dei traini culturali di questo paese non credo sia mai stato realmente compreso dalla nostra classe dirigente. La musica è un grande connettore sociale, da sempre abbatte barriere e attenua le distanze tra gli individui».