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A Roma è stato rotto il divieto a manifestare nella città-vetrina per turisti e commercio

A Roma è stato rotto il divieto a manifestare nella città-vetrina per turisti e commercioIl corteo del pomeriggio è partito dal Colosseo ed è terminato al Campidoglio – Collettivo Militant

Movimenti Al mattino e in serata due cortei di studenti e sinistre, sindacati, centri sociali hanno sfidato il clima pesante nella città dove regna l'ideologia del decoro

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 3 ottobre 2015

Il divieto a tenere manifestazioni nel centro storico di Roma nei giorni infrasettimanali, stabilito da un’ordinanza prefettizia, ieri è stato violato. Al mattino, già scaldato per lo sciopero dei mezzi pubblici indetto dall’Usb, se ne era avuto il segnale dall corteo degli studenti medi contro la «Buona scuola» e il «preside sceriffo» istituito dalla riforma di Renzi-Giannini. «Sarà il Far west!» hanno urlato gli studenti, con qualche ottimismo. In questo caso la loro critica è contro lo stravolgimento costituzionale provocato dalla trasformazione autoritaria della figura del dirigente scolastico. Partito dalla stazione Ostiense, il corteo è al ministero dell’Istruzione a Trastevere dove sono stati lanciati fumogeni. Manifestazione anche a Cremona, Cosenza, Potenza, Pisa, Torino e Bologna. L’agenda degli studenti comprendeva l’opposizione al Jobs Act, al «caro vita» e contro la gestione securitaria delle migrazioni in Europa.

Il divieto a manifestare ha impedito un corteo per il diritto alla casa di recente. A quel punto è diventato una necessità superarlo. Non è la prima volta che accade. Veti di questo tipo ci sono sin dal tempo di Alemanno che ha cercato di regolare le manifestazioni prendendo accordi anche con i sindacati confederali. Per il «Palazzo» è importante dimostrare di sapere garantire l’ordinario flusso dei commerci nella «città vetrina». Gli interessi della vita mercantile non possono essere turbati da chi rivendica diritti o protesta per una vertenza. In tempi di «ideologia del decoro» la situazione è diventata ancora più tesa: la politica cerca di mettere l’uno contro l’altro lavoratori, movimenti, sindacati e cittadini.

Il secondo round contro i divieti, e il clima politico ostile che si respira in città, è iniziato verso le 17,30 quando un ampio cartello di sigle ha dato vita alla manifestazione «Roma Città Libera» dall’isola pedonale del Colosseo al Campidoglio. Un applauso ha salutato l’annuncio dei dati sullo sciopero Usb sotto l’arco di Costantino. «Lo sciopero è stato un successo, con una adesione plebiscitaria per la tpl – hanno detto gli organizzatori – un segnale fortissimo per Marino ed Esposito che sconfessa il boicottaggio dell’assessore». Movimenti per il diritto all’abitare, sindacati di base, centri sociali – tra gli altri Cobas, Usb, Rifondazione, Rossa, CortoCircuito e Acrobax – hanno sfidato «un divieto assurdo per blindare il centro, riservandolo al business e al turismo». Il corteo era stato vietato, ma sono riusciti a sfilare contro la «svendita di Roma a mafia e privati». C’è stato chi nel corteo ha chiesto le dimissioni del sindaco Marino e, su twitter, è diventata una polemica con l’esuberante assessore ai trasporti Stefano Esposito, attivissimo utente da social media. «Chiedono le dimissioni del sindaco? Sentono la mancanza di Alemanno». Gli ha risposto sintetico John Wayne (un nickname): «No sentono la voglia di non avere spazzatura come voi al governo».

«Parliamo di un assessore ai Trasporti che è costretto a girare in incognito sui bus perché sennò rischierebbe il linciaggio – si è ascoltato nel corteo dove c’erano anche dipendenti Atac – La prossima volta che Marino parte per gli USA vada anche lui e restino lì insieme». «Vendono Roma a mafia e privati – lavoratori e cittadini uniti per difendere la città» era lo striscione di apertura del corteo sui Fori-cartolina della città a misura di Turista.

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