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A Roma c’è un brutto ambiente, i rifiuti sono un’emergenza cronica

A Roma c’è un brutto ambiente, i rifiuti sono un’emergenza cronicaSpazzatura a Roma – LaPresse

Roma Le proposte di delibera dei radicali e quella del comitato Zero Waste Lazio non sono riuscite purtroppo a trovare uno spazio di discussione pubblica o istituzionale, e anzi sono state sfruttate come foglie di fico per coprire la mancanza di dibattito pubblico

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 12 giugno 2019

La questione rifiuti a Roma ritorna a essere un problema grave, un’emergenza che si sta cronicizzando. La situazione, anche senza voler essere allarmisti, sta peggiorando di settimana in settimana. Manca un assessore all’ambiente da quattro mesi, da quando Pinuccia Montanari – che doveva essere la dea ex machina della raccolta differenziata – ha sbattuto la porta, denunciando un clima di incomprensioni con la giunta; un anno e mezzo prima era toccato a Paola Muraro.
È chiaro che quel posto lì sembra più una condanna che un premio, e le politiche ambientali – il cuore del movimento 5Stelle – stanno riducendosi a un cabotaggio quando non a una deriva.

Il Cda nuovo di Ama si è costituito dopo tre mesi e mezzo di vacatio (Bagnacani, ex Ad, aveva accompagnato Montanari all’uscita, con strali lanciati in coro nei confronti di Raggi), ed è formato da un avvocato, Luisa Melara, un geologo, Massimo Ranieri, e un commercialista, Paolo Longoni; figure di secondo livello, chiamate forse a proteggere Ama dalla possibilità di commissariamento, non certo immaginate per darle una prospettiva aziendale.

Per adesso in un articolo al Corriere hanno dichiarato, arresi, che la città ha bisogno di Tmb e di discariche. Che è come quando un medico va al capezzale di un malato preoccupante e dice che ha bisogno di cure. Il primo compito del Cda sarà approvare i bilanci – quello 2018, ma anche quello 2017 – contro i quali l’assessore al bilancio Gianni Lemmetti aveva ingaggiato e vinto una battaglia con il precedente Cda.

Intanto la Regione non ha ancora emanato il nuovo piano rifiuti, a gennaio erano state pubblicate le linee guida, poi l’impasse aveva coinvolto tutto. Del resto non è un giudizio ingeneroso affermare che la a gestione pro tempore dell’attuale amministratore di Ama, Massimo Bagatti, è del tutto inadeguata al livello dei problemi. Ma è la città la rappresentazione tridimensionale di questo deficit amministrativo. La situazione al Tmb Salario è a sei mesi dall’incendio disastrosa: ci sono ancora 5mila tonnellate di Fos dentro, c’è ancora un’autorizzazione a trattare rifiuti che non è stata revocata, non c’è nessun piano di riqualificazione per quell’area. In più, le indagini non hanno ancora rivelato nulla.

Quello che c’è da aspettarsi (temere) per il prossimo futuro è una politica sui rifiuti goffamente emergenziali, che andrà a ancora a danneggiare territori densamente abitati, senza alcuna tutela, come è accaduto a Malagrotta e al Tmb Salario. Il progetto, emerso in questi giorni, di portare la trasferenza a Saxa Rubra e nelle altre aree individuate va in questo senso. La prospettiva di emergenza non occulta la gigantesca mancanza di politica, dall’alto o dal basso che sia.

Le proposte di delibera dei radicali e quella del comitato Zero Waste Lazio non sono riuscite purtroppo a trovare uno spazio di discussione pubblica o istituzionale, e anzi sono state sfruttate come foglie di fico per coprire la mancanza di dibattito pubblico. Non c’è un tavolo di confronto pubblico, permanente, tra Regione, Comune, Ama, ministero per rispondere alle richieste di un’emergenza ambientale, che facilmente – si è visto nel caso di Malagrotta o del Tmb di Salario – si può trasformare in un’emergenza sanitaria.

Le possibilità che la questioni rifiuti si trasformi ancora solo nel pretesto dell’ennesima infinita campagna elettorale sono l’ipotesi su cui è più facile scommettere.

E infine ci sono gli aspetti giudiziari, e quelli lavorativi. L’inchiesta dell’Espresso di Emiliano Fittipaldi e molte altre inchieste giornalistiche hanno evidenziato la mancanza di capacità e di trasparenza degli attori politici su questi temi. I sindacati spesso svolgono un lavoro di supplenza rispetto persino all’azienda, sono sempre in procinto di indire uno sciopero perché la quantità di difficoltà, che potete immaginare debbano affrontare i lavoratori di Ama, è impressionante.

E infine manca l’ambientalismo. Si discute di rifiuti a Roma come se fossimo nel 1960, quando una cultura ecologica non esisteva. Fa specie che, mentre nel mondo la parte più innovativa della politica urbana si concentri su questo, a Roma sembra che si riesca solo a immaginare come sfangare l’estate. Mentre le persone – per strada, ma immaginate anche quelle vicino al Tmb Salario, dove sabato 15 giugno, dalle 20, si svolgerà un’iniziativa all’interno del progetto «Grande come una città» con lo «Stato Sociale», già sono di nuovo assediate dai miasmi.

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