All’inizio del XX secolo, Lusaka era solo un modesto villaggio di circa 1.500 abitanti nella regione centrale dello Zambia, allora conosciuta come Rhodesia del Nord. Nel 1911, la città fu scelta come centro amministrativo della colonia britannica della Rhodesia del Nord a causa della sua posizione strategica e della presenza di una sorgente d’acqua affidabile. Durante il periodo coloniale, Lusaka divenne un importante punto di sosta lungo la ferrovia che collegava il sud dell’Africa con la Tanzania settentrionale.

Negli anni ’30, la popolazione di Lusaka iniziò a crescere rapidamente, principalmente a causa dell’immigrazione di lavoratori rurali in cerca di occupazione. Dopo la Seconda guerra mondiale, Lusaka divenne un centro di attività politica e intellettuale, con l’insediamento di vari movimenti di liberazione africani. Negli anni ’50 e ’60, la città fu testimone di una crescente agitazione per l’indipendenza dal dominio coloniale britannico.

NEL 1964, lo Zambia ottenne l’indipendenza e Lusaka divenne la capitale del nuovo Stato. Durante il mandato del primo presidente dello Zambia, Kenneth Kaunda, Lusaka divenne un centro politico ed economico di rilevanza regionale. Negli anni ’70 e ’80, Lusaka divenne quindi un rifugio per i movimenti di liberazione dell’Africa meridionale, fornendo supporto politico e logistico a organizzazioni come l’African National Congress (Anc) sudafricano. Tuttavia, la città subì anche le conseguenze della guerra civile in Rhodesia del Sud (ora Zimbabwe), con un afflusso di rifugiati e un deterioramento delle condizioni economiche.

Negli anni ’90, Lusaka affrontò sfide economiche e sociali a seguito delle riforme economiche e politiche introdotte dal governo dello Zambia. La città sperimentò una veloce e disordinata crescita urbana, con problemi di infrastrutture inadeguate e povertà diffusa. Tuttavia, negli ultimi anni, Lusaka ha fatto progressi significativi nello sviluppo delle infrastrutture, nell’espansione economica e nella riduzione della povertà.

OGGI, LUSAKA è una città cosmopolita in continua espansione, con una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti. È un centro commerciale vitale per lo Zambia e la regione circostante, con un’importante attività nel settore delle miniere di rame, dell’agricoltura e dei servizi. La città ospita anche numerose istituzioni governative, organizzazioni internazionali e sedi diplomatiche.
Lusaka continua a affrontare sfide come l’urbanizzazione rapida con la crescita di periferie (qui chiamati compound) con gravi carenze di infrastrutture e servizi.
A questa città semi sconosciuta è dedicato l’ultimo libro di Diego Mwanza Cassinelli per i tipi di Ogzero. Lusaka (pp. 136, euro 15) è un reportage, scritto come un romanzo intrecciando saggistica e autofiction. Tra fiaba, leggenda e storia continuamente immerso nella musica kalindula (un misto di musica tradizionale, popolare e afrobeat). Cassinelli non scrive, potremmo dire canta come un griot (cantastorie) e fa entrare nella morfologia umana della città raccontandone il suo sentimento più profondo. Allo stesso tempo Lusaka è il diario intimo di un bianco che tra lavoro, due settimane di ferie ad agosto e settimana bianca perde il senso della routine, sogna qualcosa di diverso che scoprirà poco a poco attraverso una lunga ricerca: «sentivo di vivere da morto», che lo porterà a quello che è il suo ombelico del mondo: Bauleni.

COMPOUND popolare di Lusaka, uno dei quartieri informali più antichi, la cui storia risale agli anni ’60, quando molte persone provenienti dalle zone rurali migrarono nella capitale in cerca di lavoro e opportunità. Qui «il 12 marzo 2012 – racconta Cassinelli – sono entrato per viverci dentro. Avevo deciso di stare, non di entrare ed uscire. All’inizio i miei vicini pensavano che ero uno che scappava dalla giustizia italiana e per questo mi ero rifugiato nel compound o che ero un mafiaman. Poi hanno visto che non ero un muzunghu (bianco) di passaggio. Da un punto di vista estetico – prosegue -, la città è brutta; la bellezza di Lusaka non sono i palazzi, i monumenti, ma è la gente. A Bauleni si vive con un altro stile di vita, siamo nella giungla urbana, l’acqua è contaminata, non abbiamo la rete fognaria, non abbiamo la raccolta dei rifiuti, ma non sei mai da solo».

DESCRIZIONE e introspezione si incrociano nelle pagine «non c’è un’immagine romantica per descrivere i poveri, ma anche un’ossessione per la ricchezza crea problemi a livello esistenziale. Ma dov’è la felicità? Non nella ricchezza, non nella povertà, avevo paura della felicità, come diceva Jack Canfield, tutto quello che ci serve sta dall’altra parte della paura. Perché vince chi sogna più forte». Adesso porta la sua Lusaka in 31 città italiane ku chalo.