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A Praga i tank della Nato, proteste e scacco al premier

A Praga i tank della Nato, proteste e scacco al premier/var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2015/03/30/31 carri armati praga – Lapresse/Reuters

Praga Us Army sfila: rientro dai Paesi Baltici

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 31 marzo 2015

Il convoglio, che coinvolge cinquecento soldati e 120 veicoli, di cui una buona parte mezzi corazzati Stryker, è partito dodici giorni fa dall’Estonia dopo la conclusione dell’esercitazione Nato Atlantic Resolve, che secondo i responsabili militari doveva «dimostrare la volontà e la capacità della Nato di proteggere i propri Paesi membri». Come indicato dalla stessa Us Army, il convoglio Dragoon Ride ha l’esplicito scopo propagandistico di «rassicurare gli Alleati del centro Europa sulla capacità operativa dell’Alleanza Atlantica».

Non a caso la tempistica e il percorso hanno fatto del convoglio una sorta di baraccone errante. A ogni fermata i cittadini possono fraternizzare con i soldati Usa e ammirare i fasti delle macchine da guerra arrivate nelle sperdute cittadine del centro-est Europa. In tutti i Paesi baltici e in Polonia la Dragoon Ride è stata accolta da migliaia di persone per strade e nelle città, dove hanno alloggiato i soldati americani.

Discorso parzialmente diverso in Repubblica Ceca, dove la situazione in Ucraina ha accesso forti polarità nella società ceca. Ancora prima, che il convoglio varcasse il confine con la Polonia, a Praga si sono raddunate sabato pomeriggio due manifestazioni di segno opposto. La prima ha chiamato a raccolta in piazza Venceslao gli oppositori del convoglio militare. La manifestazione organizzata da alcune associazioni cittadine e dal Partito comunista della Boemia e della Moravia, ha visto la partecipazione di diverse centinaia di persone. «Il passaggio del convoglio non è un semplice spostamento di mezzi ma una dimostrazione di forza, che contraddice anche la linea diplomatica del governo ceco, che dice di voler trovare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina – dice Vojtech Filip, segretario generale del Partito comunista della Boemia e della Moravia – Questo convoglio è la manifesta conseguenza del tradimento della promessa data ai cittadini, che la Repubblica Ceca non sarebbe entrata in alcun patto militare».

Toni e umore diverso invece nella non lontana Piazza della Pace, dove hanno manifestato centinaia di persone a favore del passaggio del convoglio. «Faccia a faccia alle proteste dei comunisti e della lobby filorussa vogliamo dare un benvenuto caloroso ai soldati americani, esprimere la nostra solidarietà con gli alleati nella Nato, che consideriamo la principale garanzia della nostra sicurezza nazionale», ha detto il presidente del Circolo per la difesa della democrazia Bohumil Dolezel. Singole manifestazioni di benvenuto si sono tenute anche nei punti di passaggio del convoglio, mentre a Praga alcuni musicisti filoamericani preparano un concerto di benvenuto.

Nonostante le emozioni suscitate sabato, quando i contrapposti cortei si sono incontrati davanti all’Ambasciata degli Usa, i cechi sembrano piuttosto indifferenti all’iniziativa. Secondo un sondaggio realizzato per la Televisione pubblica ceca, il 60% dei cechi ritiene che il passaggio della Dragoon Ride stia suscitando un clamore ingiustificato.

Il convoglio Dragoon Ride ha messo sotto pressione il governo ceco, che ha dovuto dare un’autorizzazione esplicita la passaggio di mezzi e uomini dell’Us Army. Il premier socialdemocratico Bohuslav Sobotka ha dovuto infatti dribblare le critiche dei comunisti e il malessere di una parte del partito. «Sarei molto contento, se potessimo intendere il passaggio del convoglio americano come un atto da Alleati responsabili e solidali fra loro», ha detto il premier. Alla parata di mezzi americani il governo ceco ha dovuto fare buon viso e cattivo gioco. Nelle manifestazioni a sostegno si sono infatti sentite molte opinioni ultra-atlantiste, a cui la presenza dell’esercito americano ha fatto da cassa di risonanza.

Ma non si tratta solo di opinioni espresse da una parte dell’opinione pubblica. Il governo ceco ha dovuto fare i conti con un’opinione pubblica divisa sul tema dell’Ucraina e dei rapporti con la Russia, aderendo ma frenando sulle sanzioni e cercando di non interrompere i rapporti con la Federazionie Russa. Non a caso il presidente ceco Milos Zeman, che pure ha speso parole forti sui manifestanti contro il convoglio definendoli dei «pazzi», andrà il 9 maggio a Mosca per le celebrazioni della Vittoria sul nazifascismo.

Infine il governo ceco ha già dato un dispiacere agli alleati americani. Durante i colloqui sull’aumento della presenza militare nel centro Europa, che si sono tenuti in estate-autunno dello scorso anno, il governo ceco ha rifiutato la possibilità di un dislocamento, seppur solo temporaneo, delle truppe alleate sul suolo ceco. «Non credo che il nostro stato di sicurezza richieda la costruzioni di basi militari estere, e il governo ceco non richiede neppure che sia fatto», aveva dichiarato all’epoca il premier Sobotka, assicurando però la piena partecipazione delle forze armate ceche alle esercitazioni e al rafforzamento della sicurezza di Polonia e dei Paesi baltici.

Prevedibilmente il governo ceco tuttavia continuerà con questa doppia politica di chiusura e apertura, visto che la spaccatura dell’opinione pubblica in due campi contrapposti tocca anche i partiti di governo quello socialdemocratico in primis.

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