A Praga governo in confusione. Lo stato d’emergenza lo riduce il tribunale
Repubblica Ceca Secondo la corte, alcune misure restrittive sono un'ingerenza nella libertà dei cittadini. E ora, in odor di sentenza, c'è anche la chiusura delle frontiere
Repubblica Ceca Secondo la corte, alcune misure restrittive sono un'ingerenza nella libertà dei cittadini. E ora, in odor di sentenza, c'è anche la chiusura delle frontiere
Anche a Praga c’è un giudice. Grazie all’esposto di un avvocato esperto in diritto sanitario giovedì 23 aprile il Tribunale cittadino di Praga ha bocciato alcune delle principali misure adottate dal governo ceco, tramite decreti del ministero della Salute, per contenere l’epidemia del nuovo coronavirus.
Le restrizioni, in vigore da oltre un mese, imponevano limitazioni alla libertà di movimento dei cittadini e dichiaravano la chiusura di numerosi esercizi nel commercio e nella ristorazione.
«Il Tribunale è ben cosciente del fatto, che l’attuale situazione in Repubblica Ceca sia fuori ogni norma – ha sottolineato la portavoce del tribunale – Tuttavia il Tribunale non poteva non prendere in considerazione il fatto che i procedimenti portati in giudizio rappresentano un’ingerenza senza precedenti nei diritti dei cittadini».
I giudici di Praga non hanno tuttavia voluto calcare eccessivamente la mano e hanno decretato la cessazione dei provvedimenti solo a partire dal 27 aprile. Il governo ha quindi qualche giorno per rimettere mano alla normativa.
La decisione del tribunale arriva in una situazione in cui all’interno dell’esecutivo si dibatte fortemente su un eventuale proroga dello stato di emergenza, valido solo entro fine aprile. Il premier Andrej Babiš pare contrario alla proroga per dare una parvenza di ritorno alla normalità, pur mantenendo molte delle misure emergenziali. Il ministro degli Interni Jan Hamácek, leader del partito socialdemocratico, vorrebbe invece prorogare lo stato d’emergenza per mantenere in piedi tutti i poteri eccezionali dell’esecutivo.
Sul piatto c’è anche la questione del risarcimento dei danni agli esercizi economici colpiti dalle restrizioni governative. Usando i decreti del ministero della Salute il governo voleva evitare di dare fondamento giuridico per eventuali ricorsi in tribunale da parte degli imprenditori danneggiati dalle chiusure forzate.
La giustizia ceca sarà presto chiamata a valutare un altro provvedimento chiave nell’approccio del governo ceco al coronavirus, la chiusura delle frontiere. Da metà marzo sono stati rinnovati i controlli e per i cechi è praticamente impossibile viaggiare verso Austria e Germania (e gli altri paesi a ovest) con la sola eccezione di motivi di lavoro, salute o cura dei familiari.
I vertici del governo, spalleggiati da diversi virologi ed esperti in epidemie, si sono inoltre lasciati a un ballett di cifre sulla durata del blocco, da diversi mesi a due anni. In una recente intervista il presidente della repubblica Miloš Zeman ha affermato di ritenere possibile la durata del blocco per circa un anno.
Per scongiurare questo scenario da Cortina di Ferro alcuni senatori hanno presentato un esposto per valutare la costituzionalità del blocco. Ma anche il governo non è monolitico nel suo afflato isolazionista. Nonostante le esortazioni ad accontentarsi quest’anno delle bellezze boeme e morave, il governo vorrebbe aprire in estate un «corridoio vacanziero» per permettere ai cechi di raggiungere le spiagge della Croazia. Sempre che ci siano abbastanza vacanzieri che si possano permettere la tintarella sull’Adriatico.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento