A Pollenzo (e Alba) la rivoluzione si pianta nell’orto
Che cosa hanno in comune un agronomo che ha piantato un milione di alberi in Islanda, un gastronomo che conduce un’azienda agricola biologica in Molise e un attivista nato in […]
Che cosa hanno in comune un agronomo che ha piantato un milione di alberi in Islanda, un gastronomo che conduce un’azienda agricola biologica in Molise e un attivista nato in […]
Che cosa hanno in comune un agronomo che ha piantato un milione di alberi in Islanda, un gastronomo che conduce un’azienda agricola biologica in Molise e un attivista nato in un campo profughi della Somalia che si occupa di potenziare l’agricoltura locale?
Tutti e tre stanno spendendo le proprie energie per un comune obiettivo: praticare un modello di agricoltura sostenibile che sia produttivo e che sia veicolo di cambiamento ambientale, economico, sociale.
Come potrebbero essere più diversi, Eymundur Magnússon, Nicola Del Vecchio e Mohamed Abdikadir, così come le terre dalle quali provengono: eppure rappresentano una speranza o forse, con una metafora un po’ gradassa, un esempio di come si possa tirare il freno d’emergenza al treno della produttività lanciato ad alta velocità verso un binario mozzo.
Eymundur inizia a fine anni 70 a voler cambiare il volto di una remota valle dell’Islanda nordorientale. Per proteggere dal vento e dalle intemperie i vasti campi della regione, ha l’idea geniale di utilizzare gli alberi. Piante e arbusti frangivento, piantumati, nell’arco di 30 anni, anche grazie all’aiuto di fondi governativi. Oggi, Mister 1 milione di alberi, nella sua tenuta biologica di Vallanes coltiva considerevoli quantità di orzo, verdura e frutti che trasforma per la vendita e utilizza per la sua struttura agrituristica.
Il Molise è la casa di Nicola, una terra dove essere agricoltore è affare per coraggiosi. Con la compagna Michela Bunino, entrambi laurea in Scienze Gastronomiche in tasca, sono partiti da zero in una vecchia fattoria di famiglia, avviando un’azienda biologica multifunzionale: si lavora sulla filiera corta e si da valore agli scarti. Ulivicoltura, allevamento di galline allo stato brado, produzione di formaggi, orticoltura. La giornata è lunga e piena per i due giovani gastronomi che iniziano a raccogliere buoni frutti.
Mohamed Abdikadir viene da un paese, la Somalia, che non conosce la pace da 30 anni: praticamente la sua stessa età. Nato letteralmente sotto un albero e cresciuto in un campo profughi, Abdikadir ha la stoffa per farcela: studia, diventa formatore, poi attivista nel campo della promozione del cibo sostenibile. Incontra Slow Food e ne diventa il coordinatore locale, avviando il progetto degli Orti in tutto il suo paese. Ora, grazie a una borsa di studio, frequenta un Master all’ateneo di Pollenzo con l’obiettivo di tornare in Somalia.
Tre storie di straordinaria creatività che saranno premiate all’interno dell’evento Coltivare e Custodire, il 22 e 23 giugno prossimi, organizzato tra Pollenzo ed Alba dall’Università di Scienze Gastronomiche e dalle Aziende Vitivinicole Ceretto. Due giorni di incontri, laboratori didattici su orti, semi e buone pratiche, aperitivi e pranzi «green». La nostra Rivoluzione comincia dall’orto. www.coltivarecustodire.com
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