A Piombino campagna elettorale sul rigassificatore nel porto
Guerra del gas Le contraddizioni di Fratelli d'Italia, il sostegno incondizionato di Pd e +Europa mentre Si e Verdi restano critici, l'opposizione dell'Unione Popolare.
Guerra del gas Le contraddizioni di Fratelli d'Italia, il sostegno incondizionato di Pd e +Europa mentre Si e Verdi restano critici, l'opposizione dell'Unione Popolare.
Il gigantesco rigassificatore che nella primavera del 2023 dovrebbe essere collocato nel porto di Piombino continua ad agitare la campagna elettorale. E se l’ultima protesta non ha riscosso il successo delle precedenti, con non più di un migliaio di persone sabato scorso in piazza Bovio, il confronto fra le forze politiche resta acceso. Con le contraddizioni interne a Fratelli d’Italia, rappresentata in città dal sindaco Francesco Ferrari contrario all’operazione mentre i big del suo partito, da La Russa a Rampelli, sono favorevoli, che muovono i fan della Golar Tundra (300 metri di lunghezza per 40 di larghezza) a ribadire che la nave rigassificatrice dovrà essere messa lì, nel porto turistico commerciale, a meno di un chilometro dalle abitazioni.
Approfittando della presentazione dei candidati toscani di +Europa, Benedetto Della Vedova ad esempio parla del maxi rigassificatore come come di “una soluzione adatta al Paese”. E attacca la finora silenziosa Giorgia Meloni: “Le chiediamo di dire una parola definitiva, Meloni è patriota, oggi essere patrioti vuol dire dare il via libera al rigassificatore di Piombino”. Se poi Ferrari viene invitato nelle tv nazionali per spiegare l’opposizione dei suoi concittadini (“Stiamo protestando perché riteniamo che collocare un rigassificatore all’interno del piccolo porto di Piombino sia pericoloso”), arriva subito la risposta del presidente toscano e commissario straordinario alla grande opera, il dem Eugenio Giani: “Noi abbiamo già una intesa con Snam: il rigassificatore starà tre anni a Piombino, altri 22 su una piattaforma offshore, come quello già presente a Livorno. Chi vuole esprimere una cultura di governo si deve confrontare con questa operazione, che è da fare”.
Per certo il governo Draghi ha deciso di esonerare i due rigassificatori in rampa di lancio – oltre a Piombino c’è Ravenna – sia dalla Valutazione di impatto ambientale (Via) che dalla Valutazione da rischio di incidente rilevante (Rir). E se a Ravenna la collocazione dell’impianto a circa 8 chilometri dalla costa sembra aver tranquillizzato la popolazione, le oggettive criticità di Piombino hanno portato i Vigili del fuoco ad elencare, in cinque pagine di osservazioni, i rischi che sottintendono all’operazione: “Sono apparse evidenti le differenze in termini di aree di danno tra l’istallazione della Olt Off Shore Lng”, e cioè il rigassificatore ormeggiato a 22 chilometri al largo di Livorno, “di cui la società in indirizzo è compartecipe, e quella che dovrebbe essere ormeggiata nel porto di Piombino. Per meglio inquadrare tali differenze si chiede una valutazione comparativa dei due terminali, in termini di aree di danno e termini di sorgente”.
I Vigili del fuoco di Livorno ben conoscono l’ampia area di interdizione alla navigazione – dalle 2 alle 6 miglia marine – stabilita dieci anni fa per tenere il rigassificatore labronico a debita distanza dal traffico marittimo. Sono elementari motivi di sicurezza, gli stessi che fanno chiedere chiarimenti riguardo alle analisi di Snam sulla sicurezza a Piombino e sull’ipotesi di eventuali incidenti, compreso il rischio di collisione.
Le principali forze politiche restano comunque in grande maggioranza a favore del grande rigassificatore nel porto. Si va dalla coalizione Fdi-Lega-Fi al polo centrista di Renzi e Calenda (quest’ultimo sarà a Piombino la settimana prossima a sostegno della Golar Tundra, con l’iniziativa “Imby”), fino all’altra coalizione dove da un lato Pd e +Europa sono favorevolissimi e dall’altro Verdi e Si restano critici. A metà del guado i 5 Stelle, pur favorevoli ai rigassificatori. Mentre è netta l’Unione Popolare: “Ribadiamo il no ai rigassificatori, a Piombino e altrove. E’ assurdo che l’Italia debba realizzare questi impianti per pagare il gas 7/8 volte più di quello che può arrivare dalla Russia e altri paesi. E bisogna lavorare per fuoriuscire dal fossile al più presto, per ragioni ecologiche”. Una posizione condivisa dall’Usb, che sul tema ha annunciato per ottobre uno sciopero generale.
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