In cammino per un nuovo umanesimo
ExtraTerrestre

In cammino per un nuovo umanesimo

Itinerari Una lunga camminata di 13 giorni tra Toscana, Umbria e Lazio, da Arcidosso a Montorio Romano, alla grotta rifugio dell’eremita David Lazzaretti

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 5 maggio 2022

Sui rami del siliquastro, una profusione di fiori color fucsia – belli, selvatici e commestibili! – rallegra la strada di campagna fra il paese di Montorio romano e i ruderi dell’antico eremo dedicato a sant’Angelo, sulle pendici del monte Pelato. Dopo il passaggio in fondovalle, accanto alle sorgenti delle Capore sotto le rocce carbonatiche dei Monti Lucretili, si sale per un sentiero in mezzo al bosco. Improvvisamente fra roverelle e pruni appaiono chiari gli archi e le pareti del convento, cornice a un panorama verdissimo. Poco più su, incastonata nella parete rocciosa, la grotta nella quale per 40 giorni si chiuse in meditazione David Lazzaretti, mistico e riformatore sociale toscano (1834-1878).

Il rifugio eremitico è l’approdo finale del «Cammino per il nuovo umanesimo» (vedi la mappa e il manifesto). Questa prima ed esplorativa edizione parte il 9 maggio da Arcidosso che fu sede della comunità giurisdavidica fondata da Lazzaretti. Il viaggio a piedi e autogestito attraversa Toscana, Umbria e Lazio fra colline, boschi, acque, borghi, vestigia e tante testimonianze della storia sociale e naturale. È dedicato a Lazzaretti ma anche a padre Ernesto Balducci, nel trentesimo anniversario della sua morte, avvenuta poco dopo il suo addolorato impegno contro il tragico spartiacque della guerra Onu all’Iraq.

Le tappe del cammino sono tredici, a seconda dei giorni variano dai 13-14 chilometri ai 24-25; ma ci si può unire anche solo per un giorno. Le strade sterrate e i sentieri incrociano altri percorsi già ben noti, come la via Francigena. Un pulmino seguirà i camminatori per trasportare i bagagli, e anche chi è un po’ stanco. Si cercherà di tenere il tempo di tutti. Del resto, spiega Paolo Piacentini, esperto di cammini e fra gli ideatori dell’iniziativa, che nelle intenzioni diventerà permanente, «solo alcune tappe sono un po’ impegnative. Quello che occorre, forse, è soprattutto un allenamento di testa, più che delle gambe. Chiediamo di portare nello zaino soprattutto voglia di ascolto e di confronto, amore per i silenzi, la lentezza, e di lasciare invece a casa muri e barriere. In questo cammino consapevole esploriamo insieme un nuovo modo di ascoltarci e raccogliere le voci dei territori».

L’organizzazione (per contatti: piacentinicammina@gmail.com; gruppo Facebook Partecipanti al cammino per un nuovo umanesimo) indica le strutture dove è possibile pernottare, a cura degli stessi partecipanti. Il momento del «tutti insieme» sarà la sera, con la cena conviviale. Durante il percorso si cerca anche il rapporto con le comunità locali, abitanti e amministrazioni, associazionismo, «perché vogliamo che sia un viaggio dell’incontro, anche con i territori», sottolinea Paolo Piacentini; e poi «durante il cammino si parla, si legge». E si ascolta «quel suono magico che chiamiamo silenzio», per dirla con il poeta Marco Cinque.

Osserva dal canto suo Pino Soden Palumbo, monaco zen che dal 2000 vive nel centro Hōdo a Montorio ed è co-ideatore del Cammino: «L’idea guida è ricucire realtà spirituali, culturali e produttive che si muovono verso un nuovo umanesimo». Quello inedito, sognato da padre Balducci, ricordano gli organizzatori: «Una delle sue riflessioni più profonde riguardava la necessità di un passaggio culturale verso un’umanità ancora da venire. L’essere umano del futuro non può nascere dalla semplice proiezione del presente. Occorre un avvento, inteso come irruzione di novità e di sovvertimento dell’esistente». Mettere al centro «la riscoperta di se stessi e degli altri, con la prospettiva di superare nel tempo un antropocentrismo che domina le persone e la natura. Ripartire dalle ceneri della modernità», conclude Paolo Piacentini.

La piccola, raccolta piazza centrale di Montorio, sulla quale si affaccia la biblioteca finalmente riaperta, era in precedenza la navata di una chiesa. Lì la sera del 21 maggio si svolge la festa pubblica conclusiva del cammino, con la partecipazione di musicisti locali e del cantautore Simone Cristicchi, grande conoscitore della figura di Lazzaretti, soprattutto dei suoi ideali di giustizia e solidarietà. Sembra molto aperta all’idea dell’accoglienza di turisti leggeri la nuova amministrazione comunale di Montorio, luogo che fu significativo per la maturazione della sua visione spirituale e sociale lazzarettiana. David Lazzaretti, di mestiere barrocciaio fin dai 14 anni, fondò un movimento ascetico su base solidaristica, formato da famiglie ed essenzialmente ispirato al «comunismo» della Chiesa primitiva, con la sua messa in comune dei beni, l’organizzazione sociale del lavoro, la ripartizione dei proventi. Il centro principale si trovava sul monte Labbro. Spiega Pino: «Dopo una serie di visioni, David elabora il suo messaggio di vita che cerca di tradurre in realtà innovative, comprese le comunità di contadini poveri che mettendo insieme la fatica e i mezzi di produzione coltivano campi incolti. In fondo, erano piccole società ideali, dove l’istruzione era centrale, così come il ruolo della donna. Ricollegherei il percorso lazzarettiano anche al filone delle eresie». Naturalmente, le autorità civili e il papato non apprezzano affatto. Il 18 agosto 1878, la gente della comunità giurisdavidica scende in processione, ma a a valle trova un gruppo di militi guidati da un delegato di polizia che pone fine al sogno del barrocciaio dell’Amiata, uccidendolo con una palla di fucile in fronte.

Dal Labbro a Montorio, è anche significativo che praticamente a ogni tappa si possa arrivare con i mezzi pubblici. «Agli occhi di tanti, certe località paiono remote, sulla Luna… e invece si raggiungono!» sorride Pino. Una curiosità: in Umbria, i camminatori costeggeranno le magiche gole del fiume Nera, poi saliranno al centro di Narni per pernottare nello storico ostello che finalmente riapre; ed è Narni la prima città d’Italia a «premiare» gli spostamenti a piedi o in bicicletta, sulla scia di quanto sta avvenendo in diverse città europee. Il progetto si chiama Movecoin e consiste in una app che per ogni chilometro percorso senza automezzi accredita 10 centesimi, utilizzabili per acquistare biglietti elettronici degli autobus urbani, direttamente a bordo.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento