Lavoro

A Piacenza attacco al diritto di sciopero e ai lavoratori migranti

A Piacenza attacco al diritto di sciopero e ai lavoratori migrantiUna manifestazione del Si Cobas a Piacenza per la liberazione dei sindacalisti arrestati

L'Appello Gravissimo il procedimento penale contro 29 sindacalisti dopo la vertenza Tnt. L’impostazione accusatoria non ha retto al controllo del riesame che ha annullato pressoché in toto i provvedimenti cautelari

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 30 marzo 2021

Il 28 gennaio scorso a Piacenza i lavoratori della Tnt (appena incorporata dalla multinazionale della logistica FedEx) sono scesi in sciopero per opporsi ai licenziamenti preannunciati dall’azienda in tutta Europa. Lo sciopero, indetto dal Si Cobas e durato 13 giorni, si è concluso con un accordo sindacale siglato in prefettura il 9 febbraio.
La vertenza – un normale seppur aspro scontro sindacale – ha avuto dei seguiti repressivi di estrema gravità, già preannunciati, il 1° febbraio, da un intervento brutale delle forze dell’ordine che, per sciogliere un “assembramento” di lavoratori, hanno fatto uso di gas lacrimogeni.
Dopo lo sciopero e l’intervenuto accordo tra le parti, infatti, la Procura della Repubblica di Piacenza ha aperto un procedimento penale contro 29 lavoratori (quasi tutti di origine straniera) per i delitti di violenza privata, invasione di terreni e violenza a pubblico ufficiale nel quale, il 10 marzo, sono state applicate sette misure cautelari (due arresti domiciliari e cinque divieti di dimora), effettuate numerose perquisizioni domiciliari con sequestri di cellulari e computer e comunicati sei avvisi di revoca di permessi di soggiorno. Nella formulazione dei capi di imputazione la Procura si è spinta a sostenere che la vertenza in cui sono avvenuti i fatti contestati è «fuori di qualsiasi lecita rivendicazione di tipo sindacale, di qualsiasi vertenza o relazione industriale».
L’impostazione accusatoria non ha retto al controllo del riesame che ha annullato pressoché in toto i provvedimenti cautelari. Ma le misure originariamente disposte e le loro motivazioni segnalano un’escalation dell’azione repressiva contro i lavoratori e le lavoratrici della logistica impegnati in dure vertenze sindacali a tutela del posto di lavoro e delle relative condizioni (ben 400 sono gli operai e le operaie indagati solo a Modena). Ad essere in pericolo sono lo stesso esercizio del diritto di sciopero e la libera organizzazione sindacale, che non possono certo essere soggette a valutazioni di merito dell’autorità giudiziaria. Altrettanto grave è il ricorso alla legislazione speciale sull’immigrazione per restringere e violare i diritti delle persone immigrate (giudicate essenziali “risorse” per l’economia nazionale, ma che si vorrebbero ridurre alla condizione di “paria”).
Questo inasprimento repressivo si inserisce in un processo di criminalizzare del conflitto sociale in atto nel Paese (basti pensare alle ricorrenti misure contro esponenti dei movimenti ambientalisti, dai No Tav ai No Tap, o alla campagna contro le ONG schierate a tutela dei migranti, ripetutamente sottoposte a perquisizioni e sequestri di chiaro carattere intimidatorio).
Come cittadini e come giuristi facciamo appello a tutte le persone che hanno a cuore la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali affinché esprimano la loro preoccupazione e protesta.

Primi firmatari
Luigi Ferrajoli (filosofo del diritto, Università di Roma3)
Livio Pepino (direttore Edizioni Gruppo Abele, Volere la luna)
Associazione Nazionale Giuristi Democratici
Lorenzo Trucco (presidente ASGI, Associazione studi giuridici per l’immigrazione)
Alessandra Algostino (Università di Torino)
Gianfranco Schiavone (presidente Consorzio italiano di Solidarietà)
Giovanni Russo Spena
Moni Ovadia (attore e regista)
Paolo Barrucci (Università di Firenze)
Marco Bersani (attivista sociale e saggista, Attac Italia)
Ezio Bertok (Controsservatorio Valsusa)
Mauro Biani (vignettista)
Gaetano Bucci (Università del Salento)
Gianfranco Crua (Carovane Migranti)
Beniamino Deidda (già Procuratore generale a Firenze)
Giuseppe De Marzo (Rete dei Numeri Pari)
Maurizio del Bufalo (Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli)
Daniela Dioguardi (UDIPalermo)
Alfonso Di Stefano (Rete antirazzista catanese)
Elisabetta Grande (Università del Piemonte Orientale)
Renato Greco (già presidente Tribunale Cosenza)
Francesco Martone (già senatore della Repubblica)
Tomaso Montanari (storico dell’arte, Università per stranieri di Siena)
Francesco Pallante (Università di Torino)
Valentina Pazé (Università di Torino)
Tonino Perna (Università di Messina, vicesindaco di Reggio Calabria)
Gianni Piazza (Università di Catania)
Giuseppe Salmé (già presidente di sezione Corte di Cassazione)
Chiara Sasso (coordinamento nazionale Recosol)
Armando Sorrentino (avvocato, Palermo)
Sergio Staino (vignettista)

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