A Perugia trionfa la destra. Romizi riconfermato sindaco
Non c’è partita a Perugia. Non c’è mai stata: Andrea Romizi riconfermato sindaco, larga vittoria al primo turno, centrosinistra annichilito, 5 Stelle al minimo, sinistra radicale annullata. Mentre lo spoglio […]
Non c’è partita a Perugia. Non c’è mai stata: Andrea Romizi riconfermato sindaco, larga vittoria al primo turno, centrosinistra annichilito, 5 Stelle al minimo, sinistra radicale annullata. Mentre lo spoglio […]
Non c’è partita a Perugia. Non c’è mai stata: Andrea Romizi riconfermato sindaco, larga vittoria al primo turno, centrosinistra annichilito, 5 Stelle al minimo, sinistra radicale annullata. Mentre lo spoglio procede a rilento, prende corpo il trionfo della destra con il 55%. Giuliano Giubilei, sostenuto dal Pd e da altre tre liste, arranca al 30%. Dietro ancora la 5S Francesca Tizi si ferma al 7% e la sinistra guidata dall’ex ministra del governo D’Alema Katia Bellillo supera di poco il 2%.
Così così l’affluenza, al 69.58%, un dato sicuramente superiore rispetto alla media nazionale, ma inferiore rispetto agli altri comuni che hanno dovuto affrontare pure il voto amministrativo. In questo scenario la destra ha passeggiato sulle macerie di una sinistra in crisi da anni e uscita a fettine dal recente scandalo sanitario che ha decapitato la Regione, con la presidente Catiuscia Marini dimessa all’inizio della scorsa settimana e un Pd in crisi di nervi, senza direzione né idee. Messa così, già alla vigilia il risultato era scontato, e in effetti dalle parti di Romizi qualcuno aveva annusato il successo al primo turno, mentre nel centrosinistra si sperava almeno in un ballottaggio per salvare la faccia. È andata malissimo: non si può nemmeno parlare di sconfitta, è stata praticamente una pulizia etnica.
La giornata di ieri si è aperta con i dati europei, e già l’antifona si era capita: Lega al 31%, Pd al 26%, 5 Stelle al 13% ed exploit di Fdi al 9%. Quando nel primo pomeriggio è cominciato lo scrutinio delle comunali, sin da subito è stato chiaro che Romizi ce l’avrebbe fatta senza dover passare per il secondo turno. Le dieci liste della destra hanno catalizzato consensi: al primo posto si piazza la civica Progetto Perugia (18%), tallonata dalla Lega (16%) e con Fratelli d’Italia in splendida forma (11%). Male Fi, che non raggiunge il 6%. Il centrosinistra, dal canto suo, vede un Pd poco sopra il 16%, la civica Idee Persone al 6%, Perugia in Europa sotto al 2% e l’unione tra Socialisti e quel che resta di Mdp appena all’1.5%. Bellillo raccoglie mezzo punto in più della lista che la sosteneva, Città in Comune, unione di Prc, Sinistra Italiana, Possibile e Partito Comunista. Tutti insieme si supera di poco l’1.5%, per un disastro che non ha precedenti e che pure era stato annunciato dal voto europeo, con la Sinistra che ha preso il 2.4% in città.
La vittoria di Romizi nel 2014 non è stata dunque un incidente di percorso nella storia di una città rossa per definizione, ma l’inizio di uno smottamento. In fondo lo sapevano tutti: la candidatura di Giubilei – giornalista del Tg3, universalmente ritenuto «brava persona» ma piuttosto privo di mordente – è stata il frutto di un compromesso al ribasso raggiunto da una classe dirigente ormai bollita che non ha voluto metterci la faccia ma che, a conti fatti, l’ha persa comunque.
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