A palazzo Chigi Meloni sancirà la rottura sindacale
Con ogni probabilità oggi pomeriggio finirà la (finta) unità sindacale. Alle 15 e 45 Cgil, Cisl e Uil (e l’immancabile Ugl del quasi commissario Inal Francesco Capone) entreranno a palazzo Chigi come prime «parti sociali» ad essere ascoltate da Giorgia Meloni.
Le divisioni erano già evidenti nella lunghissima gestazione della «mobilitazione unitaria» delle «tre manifestazioni inter regionali» conclusasi (per ora) il 21 a Napoli.
La Cgil ha già rilanciato con due manifestazioni nazionali assieme a tantissime associazioni – sabato 24 giugno per difendere la sanità pubblica e sabato 30 settembre contro l’autonomia differenziata. In più, con l’astensione della Cisl, ha spuntato al congresso della Ces il Sì quasi unanime a una mobilitazione europea che abbia anche una tappa italiana.
Già il lungo elenco di materie su cui verterà il confronto con Meloni non depone a favore di risultati da portare a casa per i sindacati: «riforme istituzionali; delega fiscale; inflazione; sicurezza sul lavoro; pensioni; produttività». Con la specifica già assodata che «agli incontri seguirà l’avvio o la prosecuzione dei tavoli specifici con i ministeri a vario titolo interessati».
Landini – che andrà a palazzo Chigi con Christian Ferrari che ha assorbito gran parte delle deleghe dell’ex vicesegretaria Gianna Fracassi – ha già esplicitamente criticato l’assenza di molti temi – sanità, precarietà, rinnovo dei contratti pubblici, subappalti – definendo «propagandistico» il decreto del primo Maggio.
Se alla Cisl tanto basta per considerarsi soddisfatta nonostante chieda al governo tappe e verifiche precise, ponendo la condizione che i tavoli ai ministeri vedano anche una verifica politica a palazzo Chigi prima della pausa estiva, sarà il giudizio della Uil a segnare l’ago della bilancia della divisione confederale.
Da parte sua Bombardieri non vuole essere bollato da Meloni di essere prevenuto e vuole valutare il merito delle risposte, conscio però che ben diffcilimente sarà positivo.
Due ore più tardi (17 e 45) toccherà a Confindustria assieme a tutte le altre associazioni datoriali. Dall’elenco dei temi spicca la novità «produttività»: la premier punterà su questo per farsi voler bene dagli imprenditori.
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