Lavoro

A New York approvata la prima legge a difesa dei diritti dei freelance

A New York approvata la prima legge a difesa dei diritti dei freelance

Movimenti La Grande Mela ha votato una legge contro i ritardo dei pagamenti che prende il nome da una campagna condotta dalla Freelancers Union da più di un anno: " Freelance Isn’t Free Act". E' il primo provvedimento di questo genere adottato negli Stati Uniti

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 12 novembre 2016

Un piccolo, grande passo avanti a difesa dei diritti dei lavoratori autonomi e freelance è partito da New York. Il consiglio comunale della città ha approvato all’unanimità una legge che li tutela contro i ritardi dei pagamenti. È la prima volta che negli Stati Uniti, e forse nel mondo, viene creato un codice su misura per evitare che questi lavoratori – sempre più in crescita – siano derubati di ciò che gli spetta.

La misura, nota come Freelance Isn’t Free Act, richiederà che ciascun datore di lavoro stabilisca una procedura precisa in termini di tempi e modalità per il pagamento dei freelance, e aumenta i potenziali risarcimenti per i freelance che faranno causa a chi ha mancato di compensargli quanto pattuito. L’Act stabilisce una finestra di 30 giorni entro la quale il servizio del freelance dovrà essere pagato, nonché (ed è questa forse la novità più importante) l’obbligatorietà di un contratto scritto e per lavori dal valore di 800 dollari e oltre. Inoltre, nelle cause intentate dal lavoratore per mancato pagamento, in caso di successo quest’ultimo avrà diritto ad un risarcimento di circa il valore doppio rispetto al compenso originariamente pattuito. Infine una speciale clausola impedirà azioni di rivendicazione da parte del datore di lavoro. Una volta contro-firmata dal sindaco Bill De Blasio, la legge dovrebbe diventare effettiva entro tre mesi. Non è chiaro tuttavia se andrà a coprire anche i lavoratori che vivono fuori la Grande Mela ma lavorano per aziende cittadine. Per la Freelancers Union (FU) che ha lanciato la campagna «Freelancing isn’t free» (Essere freelance non significa lavorare gratis) e ha sostenuto la legge, il provvedimento interesserà potenzialmente 4 milioni di lavoratori.

Per Sarah Horowitz, avvocatessa e fondatrice di questa organizzazione che ha le caratteristiche di un sindacato ed è un’associazione no-profit con oltre 300 mila iscritti, la legge risolverà alcuni problemi decisivi. «Ci sono capitati moltissimi casi in cui il lavoratore si presentava al giudice senza contratto scritto, e quello gli rispondeva con un “Ok, ho preso nota”» ha raccontato Horowitz.«È la prima volta che qualcosa del genere accade nel Paese», ha commentato il consigliere municipale Brad Lander, membro del partito democratico e relatore del provvedimento.

La legge, ispirata alla omonima campagna condotta per oltre un anno dalla Freelancers Union, rappresenta uno dei primi tentativi di affrontare le conseguenze dell’espansione della cosiddetta «gig economy» – un termine che usato da Lander per riferirsi ai lavoratori a contratto, ai temporanei, ai contractor indipendenti e ai freelance. «New York è diventata la prima città che impedirà ai freelance di essere fregati» ha scritto in un tweet. In un’intervista al New York Times, Lander ha raccontato come le attuali leggi sul lavoro e l’impiego in America siano «così datate da non offrire una protezione-base nemmeno a tutti i lavoratori tradizionali; figuriamoci ai freelance». Alli Rice, un video editor che vive a Manhattan, ha raccontato in una testimonianza che è pratica standard per le aziende pagare tra le sei e le 10 settimane. In una città come New York questo vuol dire rischiare la fame.

Per Carlo Scissura, presidente della Camera di commercio di Brooklyn (uno dei sostenitori della legge) il problema è stato finora principalmente burocratico: «Le aziende erano in buona fede, ma il sistema con cui si interfacciavano era pessimo».

In una ricerca della Freelancers Union del 2015 è risultato che sette freelance su 10 negli Stati Uniti hanno fatto esperienza di pagamenti in ritardo, o del tutto stralciati. Tra le categorie più colpite ci sono il cinema, il marketing, l’editoria e le costruzioni. Con un credito, da parte dei lavoratori, che si aggira in media sui 6 mila dollari.

Secondo una ricerca Intuit nel 2020 i lavoratori indipendenti rappresenteranno il 40% della forza lavoro totale negli Stati Uniti. La percentuale a New York oggi è pressoché questa. La Freelancers Union non intende fermarsi. Ha lanciato una petizione per esportare la legge in ogni città del paese.

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