Editoriale

A Monfalcone il manifesto non si deve leggere

A Monfalcone il manifesto non si deve leggere

La sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint della Lega torna sul luogo del delitto. Già aveva espulso dalla biblioteca comunale Avvenire e il manifesto per una presunta mancanza di fondi. […]

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 2 ottobre 2018

La sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint della Lega torna sul luogo del delitto.

Già aveva espulso dalla biblioteca comunale Avvenire e il manifesto per una presunta mancanza di fondi.

Ma una colletta trasversale di protesta aveva donato gli abbonamenti e i quotidiani erano tornati a disposizione.

Il Piccolo di Trieste però ha scoperto che non è così (leggi qui la notizia rilanciata anche da Repubblica.it). La sindaca, infatti, ha dato ordine di portare tutte le copie in una casa di riposo.

E’ bello sapere che il manifesto venga letto in una casa di riposo, perché gli anziani sono molto più saggi di tanti politici. Tuttavia è molto grave che l’abbonamento attivato grazie all’impegno democratico di tanti non venga consegnato all’istituzione pubblica alla quale è destinato.

Non può essere certo un sindaco a dire cosa si deve leggere e cosa no.

Vietando la distribuzione in biblioteca la sindaca Cisint fa un torto soprattutto ai cittadini della sua città, che hanno il diritto di leggere i giornali che hanno donato alla collettività.

Protestano i lettori di Monfalcone, protestiamo noi ma protesta anche la Fnsi, che con Beppe Giulietti parla di «aggressione all’articolo 21 della Costituzione».

 

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