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A mezzanotte si spegne la movida arancione

A mezzanotte si spegne la movida arancione

Milano Nuove ordinanze intristiscono la città

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 4 aprile 2013

Diciamolo senza far troppo rumore, per non rischiare una multa. Milano, a due anni dalla rivoluzione arancione che aveva sovraeccitato perfino l’annoiata gioventù creativa, più che a Berlino somiglia a Casalpusterlengo. Archiviato il sogno di godersela come nella capitale tedesca (era una promessa elettorale ma in tanti ci sono cascati), i «giovani» per la seconda primavera consecutiva stanno aspettando che accada qualcosa. Un evento anche con la e minuscola, un festivalino per trascinarsi da qualche parte. Invece, niente.

Ogni tanto si accende il dibattito sulla «movida» (almeno quello), ma sembra di essere tornati nella ville salumière di Formentini, il sindaco leghista che aveva ingaggiato una lotta patetica contro il popolo della notte. Facinorosi.

In fondo la musica è sempre la stessa. La città è già un mortorio e l’assessore al commercio – Franco D’Alfonso – vuole imporre la chiusura a mezzanotte dei camioncini che vendono salamelle agli angoli delle strade. Notevole. Qualche giovinastro di Sel eletto per svecchiare gli approcci arteriosclerotici della sinistra di governo si oppone, sui giornali si scatena una polemica felpata, ma intanto cominciano a fioccare le prime multe.

Lo stesso D’Alfonso, ecco l’ultima genialata, adesso propone di spegnere la musica nei locali dei navigli a mezzanotte, una fissa (poi il coprifuoco potrebbe estendersi anche in altre zone). Possibile? La notizia è stata mezza smentita con poche righe affidate alla buona volontà di Alessandro Capelli, giovane delegato alle politiche giovanili (?) di Palazzo Marino. Su facebook: «Si tratta semplicemente di una delle tante proposte avanzate dalle parti al tavolo che discute di questi temi, cioè dei modi per andare incontro sia alle esigenze dei residenti, sia a quelle dei locali e dei loro frequentatori: al momento, nulla di più». Dunque, semplicemente, si tratta proprio di una proposta in discussione.

Poi, sullo sfondo di questa noiosa primavera, c’è anche il probabile sgombero di un centro sociale (Zam). Il Comune non c’entra, lo stabile è proprietà privata. A meno che Palazzo Marino non ne approfitti per farsi promotore di una discussione sulla mancanza di spazi in città. Politiche giovanili, una volta tanto.

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