Visioni

Le narrazioni possibili di Hong Sang-soo

Isabelle Huppert in una scena di "A Traveler's Needs"Isabelle Huppert in una scena di "A Traveler's Needs"

Berlino In competizione il nuovo film del regista sudcoreano "A Traveler's Needs"

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 21 febbraio 2024

Un film di Hong Sang-soo alla Berlinale è come un appuntamento fra amici, sappiamo che lo ritroveremo lì, da qualche parte, così come in altri festival perché il regista sudcoreano non smette mai di filmare, di raccontare storie, di avventurarsi nel cinema del quale è appassionato conoscitore per scoprirne a ogni passaggio un’angolazione diversa. E pur lasciando scorrere un’aria di famiglia nelle sue opere non si ripete mai. Magari ritrova amiche e amici che lo accompagnano come Isabelle Huppert, complice nuovamente di HSS in A Traveler’s Needs – presentato in concorso. Che si potrebbe chiamare «La donna del mistero», del personaggio di Huppert non sappiamo nulla; lei dice di essere francese, ma cosa fa in Corea non è chiaro. Non ha soldi, non sa dove stare, non comprende una sola parola di coreano, ama camminare scalza e sdraiarsi sulle rocce, bere molto makgeoll, il vino di riso coreano. Insegna francese e ha come allieve due donne, di cui ascolta gli stati d’animo in inglese per poi tradurli. La narrazione sono i suoi vagabondaggi e le sue «lezioni» in quel passaggio dai limiti incerti fra una lingua all’altra nel quale qualcosa si perde, molto cambia, e non senza malizia da parte di Iris, questo il nome della donna, o forse anche per la confusione prodotta dal vino di riso bevuto in gran quantità. Lei è convinta che se loro ascoltano qualcosa di importante questo gli permetterà di assorbire la nuova lingua, che poi muti il senso e traduca non frasi in cui dicono di sentirsi inadeguati o di odiare i genitori fa parte del mistero.

La vitalità del film si fonda sulla magnifica corrispondenza con la sua interprete, sappiamo che Huppert è una grande attrice ma sorprende sempre vedere come riesce a misurarsi con personaggi così diversi tra lor

COL CAPPELLO di paglia in testa e l’aria stralunata, Iris appare e scompare, sempre esitante sulla direzione da prendere, dissemina caos, provoca reazioni, è un po’ come il fool e col suo enigma costringe anche noi spettatori a riempire i vuoti del puzzle. Ciascuno come può. Ma questo è il cinema di HSS, che mai chiude le sue intuizioni – o i riferimenti cinefili – in uno «script»: sono piuttosto piste che ama disseminare cercando proprio come fa Iris di accendere possibili storie, di provocare cioè quel piacere dello spettatore di non essere semplicemente un osservatore supino, portandolo fuori dalla «comfort zone» che oggi è diventata la sceneggiatura modello Netflix e dintorni. Si può ancora giocare col cinema? – sembra qui chiedersi. La sua risposta è appunto il film, la cui vitalità si fonda sulla magnifica corrispondenza con la sua interprete, sappiamo che Huppert è una grande attrice ma sorprende sempre vedere come riesce a misurarsi con personaggi così diversi tra loro, trovando la cifra giusta per ciascuno. Alter ego del regista Iris, proprio come lui ascolta le esperienze degli altri e le «traduce» con variazioni e una sua lettura: ma non è questa l’invenzione di ogni storia?

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