Alla terza manifestazione in un mese dopo la morte di Satnam Singh, il lavoratore indiano morto dopo essere stato travolto da un macchinario avvolgi-plastica che gli ha tranciato un braccio e abbandonato davanti a casa sua, a Latina sfilano con la Cgil lavoratori migranti da tutta Italia per protestare contro il caporalato non solo nell’agro pontino ma in tutta Italia.

Un lavoratore indiano racconta come si lavora nella raccolta del radicchio rosso, in provincia di Treviso: «Abbiamo lavorato dieci ore al giorno, anche senz’acqua, e alla fine non ci hanno pagato». Kumar Ramesli, arrivato nel nostro paese nell’ottobre del 2023, dice dal palco di piazza della Libertà di essere arrivato con il decreto flussi e di essere rimasto come «clandestino». «Noi veniamo traditi prima dai caporali e poi dalle aziende per le quali lavoriamo. Continuiamo a non essere pagati. Sogniamo un permesso di soggiorno e una vita migliore, ma di noi si approfittano tutti. Abbiamo lavorato in condizioni disumane, senza acqua, senza tutele, mai pagati per il lavoro fatto. Ora abbiamo trovato il coraggio di reagire».

A Latina, invece, Ramesh K., il testimone dell’incidente a Satnam Singh che con il suo racconto ha fatto arrestare il titolare dell’azienda agricola in cui lavorava, Alessandro Lovato, invece non ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi giudiziari e ora teme ritorsioni.

IN NOME DELLA LOTTA al caporalato, in piazza sfilano circa 5mila persone. Ci sono numerose associazioni, da Action Aid a Greenpeace, tutte le categorie della Cgil e l’intero campo largo dell’opposizione, dal Pd all’Alleanza verdi sinistra, fino a Rifondazione comunista. Questa volta c’è anche il Movimento 5 Stelle con il suo leader Giuseppe Conte, che chiede più ispettori «per rafforzare i controlli», che vengano utilizzati i 200 milioni del Pnrr stanziati «per rimuovere gli insediamenti abusivi nei campi» e l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro.

«OGGI SI APRE UNA VERA e propria vertenza per sconfiggere il caporalato, il lavoro nero e le morti sul lavoro», esordisce dal palco di piazza della Libertà Maurizio Landini. Il segretario generale della Cgil chiede al governo di riconoscere il permesso di soggiorno a chi è in cerca di occupazione e che «quando un lavoratore denuncia di essere al nero si intervenga subito per proteggerlo». Contesta la legge Bossi-Fini che, con il tappo del decreto flussi che ogni anno concede 150 mila permessi a fronte di 500 o 600 mila richieste, produce gli irregolari e alimenta lo sfruttamento. A suo parere, lo sfruttamento si potrebbe eradicare se ci fossero più ispettori del lavoro e servizi di medicina, se alle imprese agricole fosse data un’attestazione di congruità tra le dimensioni dell’azienda e il numero di lavoratori assunti, come accade nell’edilizia, e se si incrociassero i dati per combattere l’evasione fiscale e il lavoro sommerso.

SECONDO I NUMERI DELLA CGIL, in Italia 3 milioni di persone lavorano in maniera irregolare, di cui 230 mila nel settore agricolo. Vuol dire che su cento lavoratori regolari, quasi 13 sono impiegati irregolarmente. Nell’agro pontino, su 22.400 lavoratori assunti nelle seimila aziende agricole, 21.349 hanno contratti a termine. Di questi, 13.869 sono stranieri, provenienti soprattutto dall’India, dalla Romania e dal Bangladesh.

NEL 2023, LE PERSONE VITTIME di caporalato e sfruttamento nell’agricoltura in tutta Italia sono state 2.123, ma per la Cgil sono solo «la punta dell’iceberg» perché le ispezioni sul lavoro sono una rarità. Nel 2023 in tutto il Lazio ce ne sono state appena 222 in tutto il Lazio. Nel 64,5 per cento dei casi sono state trovate delle irregolarità. Su 785 lavoratori controllati, 608 lavoravano in nero o per un numero di ore superiore a quello dichiarato nei contratti e con paghe molto basse. Due giorni fa, proprio nelle campagne di Latina sono stati trovati dieci lavoratori al nero che dormivano in una serra nel campo in cui lavoravano. Il titolare dell’azienda, un cittadino del Bangladesh, li pagava tra i 4 e i 7 euro l’ora.