«A indagare non siano i carabinieri, lo dice l’Ue»
Intervista Parla l'avvocato Fabio Anselmo, il legale della famiglia Bifolco
Intervista Parla l'avvocato Fabio Anselmo, il legale della famiglia Bifolco
Legale nei casi Aldrovandi, Niagara, Cucchi,Uva, il penalista ferrarese Fabio Anselmo è l’avvocato della famiglia Bifolco, impegnato a raccogliere le testimonianza su quanto successo la notte di giovedì scorso, quando Davide venne raggiunto da un colpo al torace esploso dall’arma di ordinanza di un carabiniere. Era su uno scooter con due amici e non si erano fermati alt: non avevano il patentino e neppure l’assicurazione, perciò avevano proseguito la corsa fino alla caduta dal mezzo su via Cinthia. Ieri sono cominciati gli accertamenti sul cadavere, domani autopsia ed esame balistico alla presenza dei periti di parte della famiglia Bifolco e del carabiniere trentaduenne, accusato di omicidio colposo. Anselmo preferisce non spiegare l’idea che deve essersi fatto su quanto accaduto, lavorando piuttosto sugli esami, il racconto di chi era lì quella notte e i video registrati dalle telecamere della zona.
Avvocato, cosa pensa della versione data dal carabiniere, secondo cui sarebbe inciampato facendo partire per errore il colpo?
Non ho letto la deposizione quindi non so con esattezza cosa abbia dichiarato. Ho letto però quanto riportato dai giornali e mi pare, da quello che capisco, che è diversa da quello che raccontano i testimoni che ho sentito. Stiamo raccogliendo le loro dichiarazioni, siamo a cinque, per la memoria che faremo mettere agli atti.
Non è strano che i carabinieri indaghino su un carabiniere?
Purtroppo in Italia è una prassi ricorrente e questo non va bene. È successo lo stesso ad esempio nel caso di Riccardo Magherini (l’ex calciatore della primavera della Fiorentina morto a Firenze lo scorso marzo: un video mostra Riccardo schiacciato a terra da quattro carabinieri, ndr). Il codice europeo e la corte di Strasburgo indicano che un procedimento per essere efficace deve essere condotto da un corpo differente da quello coinvolto. Naturalmente questo non significa che non abbia piena fiducia nella procura di Napoli.
Il difensore del carabiniere si dice sconcertato per il clima di rivolta contro le forze dell’ordine. Come sta vivendo queste ore la famiglia di Davide?
I Bifolco stanno attraversando un momento di fortissimo dolore, sconcerto e rabbia, sono letteralmente sotto choc da giovedì notte e, ovviamente, non condividono le versione dei fatti data dal militare. Detto questo, quando il capitano e il luogotenente dei carabinieri si sono presentati alla porta per le notifiche ufficiali, io ero presente, non c’è stata nessuna ostilità ma un’emotività fortissima da entrambe le parti. Erano sinceramente addolorati anche loro. Se poi il clima generale è teso evidentemente un motivo ci sarà. Ad esempio, nel caso Aldrovandi la famiglia ha dovuto leggere sulla stampa che il figlio era morto per un’overdose, quando invece era stato soffocato e percosso. In queste situazioni non si può pretendere che i congiunti e gli amici abbiamo un atteggiamento freddo e distaccato. I Bifolco mi hanno chiesto giustizia e verità, non vendetta. Ho accettato perché mi pare che ci siano elementi fondati.
Luigi Bobbio, ex senatore attualmente giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore, ha scritto: «L’identikit del bravo ragazzo una volta era ben diverso da quello che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell’altra notte». E ancora: Il carabiniere che ha sparato «è la sola e unica vittima di quanto è accaduto».
Lo Stato se vuole essere efficace nella sua azione e soprattutto nella lotta contro l’illegalità deve mostrare che la legge è uguale per tutti. Se lo Stato per primo deroga a questo principio, allora legittima qualsiasi deriva che la società finisce per prendere.
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