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A Gaza la «nuova fase» non cambia la strage

A  Gaza la «nuova fase» non cambia la strageSoldati israeliani nelle strade di Rafah – Ap

Raid e vittime anche in Cisgiordania Nella Striscia sette morti a Jabalya, famiglia sterminata. Tre palestinesi uccisi, assedi e distruzione a Qabatiya, nella West Bank. Il comitato Onu per i diritti dell’infanzia attacca Tel Aviv: «Violazioni mai viste prima»

Pubblicato 19 giorni faEdizione del 20 settembre 2024

Mentre la «nuova fase» del conflitto sposta attenzioni e risorse militari verso la frontiera libanese, le forze israeliane hanno continuato ieri a colpire la Striscia di Gaza con raid aerei e cannoneggiamenti. E ancora ieri nuove incursioni violente e altre vittime palestinesi si sono registrate nella Cisgiordania occupata.

L’episodio più grave nel campo di Jabalya, nel nord della Striscia, dove l’aviazione di Tel Aviv ha distrutto l’edificio in cui viveva la famiglia Azzam provocando almeno sette morti e un numero imprecisato di feriti. Un uomo è stato ucciso invece da un cecchino vicino al corridoio Netzarim, nell’ambito delle operazioni che l’esercito israeliano sta conducendo intorno a Zeitoun, a nord di Gaza City, altre due persone sono rimaste uccise sotto i colpi di artiglieria

Nel sud si è combattuto a Rafah, dove sono stati rinvenuti i corpi di due palestinesi. La sera prima invece i raid aerei su Rafah e Khan Younis avevano ucciso almeno 10 persone, fra cui tre donne e tre bambini. Mohammed Abu Huweij ha raccontato all’Associated Press di essere uscito in cerca di cibo e al ritorno non ha più trovato la sua famiglia, moglie e tre figli: «La più grande, Mira, aveva 8 anni e il più piccolo 9 mesi. Cosa hanno fatto?», si è chiesto.

Nella West Bank l’esercito israeliano si è concentrato su Qabatiya, centro non lontano da Jenin. Assedi, scontri a fuoco, distruzione. Tre palestinesi uccisi sono stati gettati dal tetto di un’abitazione che poi è stata demolita e i corpi sono stati portati via da un bulldozer dell’esercito. Un totale di 1200 ragazzini sono rimasti bloccati per cinque ore in due scuole, riferisce l’agenzia Wafa, mentre fuori si sparava.

A proposito invece degli 11.535 minori uccisi a Gaza dal 7 ottobre e dell’impatto devastante che la guerra sta avendo sulla salute fisica e mentale dei sopravvissuti, il comitato Onu per i Diritti dell’infanzia è tornato ad accusare Israele di «violazioni mai viste prima» e di «attacchi indiscriminati e sproporzionati». Nel report pubblicato ieri si esprime «forte preoccupazione per l’elevato numero di bambini uccisi, mutilati, feriti, dispersi, sfollati, resi orfani ed esposti a carestia, malnutrizione, malattie». Secondo la vicepresidente del comitato, Bragi Gudbrandsson, «la morte oltraggiosa di così tanti bambini segna un momento buio della storia». Difficilmente farà breccia nel cuore di Netanyahu, che da tempo considera l’Onu un’entità nemica.

Sul fronte dell’enorme necessità umanitarie della popolazione gazawi e delle capacità operative quasi azzerate degli ospedali ancora funzionanti, è una buona notizia l’arrivo al Cairo di 41 tonnellate di forniture sanitarie con il il 60° volo del Ponte aereo umanitario organizzato dall’Unione europea. Materiale che sarà trasferite a Gaza via terra si spera al più presto.

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