A Firenze un sussulto contro il governo: «Valditara dimettiti»
La manifestazione Domani un grande corteo antifascista e antirazzista in solidarietà alla preside Savino che ha denunciato ha violenza fascista ed è stata attaccata dal ministro "dell'Istruzione e del merito". L’invito a partecipare di Nardella. L’Arci: «Piantedosi vada via»
La manifestazione Domani un grande corteo antifascista e antirazzista in solidarietà alla preside Savino che ha denunciato ha violenza fascista ed è stata attaccata dal ministro "dell'Istruzione e del merito". L’invito a partecipare di Nardella. L’Arci: «Piantedosi vada via»
La lettera agli studenti scritta dalla preside del Liceo Da Vinci Annalisa Savino conferma la sua potente attualità a 24 ore dalla manifestazione antifascista convocata dai sindacati Flc Cgil, Uil e Cisl scuola alle 14 a Firenze da piazza SS. Annunziata. Un corteo, quello di domani, che ha acquisito nell’ultima settimana nuovi significati oltre a quello della difesa della dirigente scolastica contro la quale si è scagliato il ministro dell’Istruzione «e del merito» Valditara. Tali significati possono essere letti attraverso il testo di Savino che ha assunto, in maniera imprevista, il valore di un manifesto. Non solo perché, dopo il pestaggio fascista davanti al liceo Michelangiolo, ha denunciato il «fascismo nato ai bordi di un marciapiede qualunque». Ma anche perché ha denunciato la politica della chiusura delle frontiere.
«Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura» ha scritto Savino. Dopo la strage dei migranti a Cutro, la cui responsabilità sarebbe delle vittime e non del sistema che ha provocato la loro morte (lo ha tragicamente sostenuto il ministro degli Interni Matteo Piantedosi), si comprende il senso dell’invito a «lasciare solo» chi è parlato da queste idee.
I due temi della lettera di Savino attraverseranno ugualmente il corteo di domani dove saranno in molti a chiedere le dimissioni sia di Valditara sia di Piantedosi. Oltre agli studenti che hanno manifestato in massa più volte negli ultimi giorni, lo ha fatto anche il collettivo «Priorità alla scuola». Sullo stesso piano è stata messa «la necessità di riformare una legge sulla cittadinanza di impianto fascista» e la difesa della «scuola democratica, antifascista, perciò aperta, umana e antirazzista». Lo ha fatto l’Arci che non accetta «la violenza squadrista fuori dalle scuole» e condanna le parole «inaccettabili» usate da Piantedosi. Nel paese circola l’indignazione «contro un governo che lascia morire in mare senza soccorso chi fugge dalla guerra», sostiene Rifondazione comunista che manifesterà con il sindacalismo di base.
Una passione civile, l’indignazione, acuita dal balbettio del governo che non è riuscito a dire nulla di significativo contro l’aggressione fascista contro gli studenti. Un silenzio rotto dal presidente della Repubblica Mattarella che ha condannato la violenza. «Un ministro come Valditara che non la condanna inequivocabilmente non è degno di rivestire un compito così delicato» ha detto ieri il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha invitato i suoi concittadini al corteo. Almeno su questa base si è radunato lo schieramento trasversale, dal Pd di Elly Schlein ai Cinque Stelle di Giuseppe Conte, dall’Alleanza Verdi-Sinistra a Articolo 1, dalla Cgil (con il segretario Landini in piazza) ai Cobas che manifesterà domani.
Fresca è la memoria della reazione scomposta di Valditara contro la circolare di Savino, definita «ridicola». Per il ministro, la preside avrebbe evocato l’analogia tra il momento attuale e il fascismo «storico». In realtà Savino ha fatto qualcosa di più profondo e ha denunciato l’autoritarismo di tutti coloro che governano la «Fortezza Europa», dunque anche del «centro-sinistra», già sostenitore delle intese con la Libia e tra i creatori dei centri di espulsione per i migranti.
Il momento dell’opposizione ritrovata contro il governo Meloni non dovrebbe fare dimenticare nemmeno le responsabilità di chi, quando era al governo con la Lega, parlava delle Ong come «taxi del mare». «Odio gli indifferenti» è la citazione di Gramsci nella lettera di Savino. La frase sull’essere «partigiani» e sulla «città futura» andrebbe declinata rispetto alla storia recente.
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