A Ferragosto c’è chi sciopera in Toscana: «La festa non si vende, nemmeno i diritti»
La lotta L'estate di chi lavora e protesta in un paese presentato come un luna park per turisti. I sindacati Filcams Cgil e Uiltucs in Toscana prendono posizione contro l'apertura dei punti vendita il 15 agosto. Nei cantieri e nelle strade il 40% delle aziende non tutela i lavoratori dal caldo. Nei campi c'è il caporalato: il 53% delle aziende è irregolare. Ieri il lavoro ha fatto un altra vittima: un operaio di 32 anni che lascia moglie e due figli
La lotta L'estate di chi lavora e protesta in un paese presentato come un luna park per turisti. I sindacati Filcams Cgil e Uiltucs in Toscana prendono posizione contro l'apertura dei punti vendita il 15 agosto. Nei cantieri e nelle strade il 40% delle aziende non tutela i lavoratori dal caldo. Nei campi c'è il caporalato: il 53% delle aziende è irregolare. Ieri il lavoro ha fatto un altra vittima: un operaio di 32 anni che lascia moglie e due figli
A Ferragosto c’è chi sciopera «perché la festa non si vende». Accade oggi in Toscana dove Filcams Cgil e Uiltucs hanno annunciato la protesta contro l’apertura degli esercizi commerciali, a cominciare da iper e supermercati. I sindacati sono da sempre contrari alle aperture dei negozi per le festività civili e religiose e per le domeniche. E hanno dimostrato come la liberalizzazione degli orari, realizzata dal governo Monti nel 2012, non abbia giovato ai consumatori, né alle imprese che hanno spostato le stesse vendite dal fine settimana ai giorni festivi.
Senza parlare dell’impatto che ha avuto quella decisione sulla vita, e sui salari, dei lavoratori. «Hanno subito un profonda revisione dell’organizzazione del lavoro – sostengono i sindacati – Solo in poche grandi imprese nazionali è stato possibile affrontarla attraverso la contrattazione aziendale, nella maggior parte dei casi si è trattato di una iniziativa unilaterale delle imprese che ha gravato in modo particolare sui lavoratori part-time, ai quali è stato aggiunto l’obbligo alla prestazione domenicale, e ai più ricattabili contratti a termine e in somministrazione».
La posizione dei sindacati è tornare alle chiusure domenicali e festive con possibilità di deroga a livello territoriale attraverso il confronto con le parti sociali. È quello che ad esempio è accaduto a Parigi durante le Olimpiadi. Le aperture sono state concordate e gestite. Non è facile farlo in Italia, un paese pensato per essere un luna park per turisti, ristoratori, balneari, case in affitto su Airbnb. Le vacanze degli uni, corrispondono ai profitti degli altri e allo sfruttamento dei lavoratori.
Paolo Andreani, segretario generale della Uiltucs, ha individuato il problema nella struttura produttiva italiana. «I lavoratori di fatto sono obbligati, perché nella piccola e media impresa o fai o fai. Nel turismo così come nel commercio l’esigenza delle imprese e il rapporto di forza che non è uguale al bisogno del lavoratore porta quest’ultimo a lavorare. Nel turismo come nel commercio gran parte del lavoro festivo è ormai diventato in continuità rispetto alle esigenze dell’impresa». Questa situazione rende ancora più difficile opporsi, se non nella grande impresa dove i lavoratori sono più tutelati.
La legge è scolpita nella pietra: si lavora tanto e si è pagati poco. Tra l’altro, questa estate per un settore come il terziario è un momento particolare. Quasi tutti i contratti nazionali sono stati rinnovati, ma non quello del turismo e delle catene alberghiere che prevede che durante le festività si lavori.
Non c’è tregua per chi opera in questo agosto infuocato nei cantieri, sulle strade, nei campi. Ieri l’Ispettorato Nazionale del lavoro ha comunicato la realtà brutale in cui si lavora: il 40% delle 736 aziende ispezionate nei primi dieci giorni di agosto è irregolare, i loro lavoratori sono costretti ad arrostire pur di produrre il loro profitto. 181 operano nell’agricoltura, 457 in edilizia, 70 nei cantieri stradali, 28 sono florovivaisti. A tutte sono stati contestati gli illeciti riconducibili al «rischio calore». In molti casi non hanno fornito ai lavoratori le misure di protezione. Previste ammende fino a oltre 9 mila euro.
E poi si lavora nei campi. Il far west dello sfruttamento e del caporalato. Nei primi giorni di agosto i carabinieri hanno fatto 958 ispezioni il 53% delle aziende è risultato irregolare. Su 4.960 posizioni e ha scoperto 1268 anomalie: i lavoratori in nero erano 346 e tra gli extracomunitari (2314, quasi la metà delle persone controllate) c’erano 29 minori, di cui nove impiegati in nero. Sono state comminate sanzioni per 4,9 milioni di euro. Parliamo delle campagne attorno a Brescia, Mantova, Verona, Piacenza, Ascoli Piceno, Perugia, Rieti, Roma, Teramo, Pescara, Caltanissetta e Siracusa.
Si muore di lavoro anche a Ferragosto. Nicholas Colombini, operaio di 32 anni originario di Terni, è morto ieri dopo essere rimasto folgorato mentre lavorava in un cantiere a Quarto di Asti sabato scorso. Il lavoratore ha lasciato una moglie e due figli, uno di 3 anni e uno di due mesi. Era assunto dalla «Gigli e Pacifici»,un’ azienda di Terni impegnata in opere di manutenzione alla A2A di Quarto d’Asti.
“Da tempo -hanno commentato Fiom e Cgil di Terni e Cgil dell’Umbria – stiamo chiedendo anche in Umbria una regolamentazione del sistema degli appalti, infatti senza regole certe si indeboliscono i diritti dei lavoratori, che troppo spesso pagano i pochi euro di risparmio nelle gare in termini di salute e sicurezza. Ci stringiamo nel dolore ai familiari».
«Una vita spezzata, una famiglia distrutta e una sconfitta sociale. Si deve fare di più a tutti i livelli. Formazione, cultura e ispezioni devono assumere una dimensione diversa» ha detto Stefano Calella (Cisl di Asti).
Ieri è stata è stata fatta circolare con enfasi la stima per cui saranno 15 milioni i turisti a Ferragosto. «C’è voglia di Italia nel mondo» ha commentato la ministra del turismo Daniela Santanché. In questa penosa vetrina resta invisibile chi è obbligato a lavorare e tiene in piedi un paese fittizio.
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