A Fermo il corteo antirazzista per ricordare Emmanuel
Il nigeriano morto un anno fa in seguito a una rissa, il suo aggressore vicino all'estrema destra aveva insultato la moglie e oggi è libero dopo aver patteggiato quattro anni Un anno dopo, ancora a Fermo. Dove Emmanuel Chidi Namdi è stato ucciso da Amedeo Mancini, un pomeriggio d’estate che sembrava uguale a tanti altri e che in pochi secondi […]
Il nigeriano morto un anno fa in seguito a una rissa, il suo aggressore vicino all'estrema destra aveva insultato la moglie e oggi è libero dopo aver patteggiato quattro anni Un anno dopo, ancora a Fermo. Dove Emmanuel Chidi Namdi è stato ucciso da Amedeo Mancini, un pomeriggio d’estate che sembrava uguale a tanti altri e che in pochi secondi […]
Un anno dopo, ancora a Fermo. Dove Emmanuel Chidi Namdi è stato ucciso da Amedeo Mancini, un pomeriggio d’estate che sembrava uguale a tanti altri e che in pochi secondi è diventato diverso da tutti gli altri: un insulto razzista («Africans scimmia», rivolto alla moglie di Emmanuel»), una rissa, poi il 36enne nigeriano è caduto a terra, ha battuto la testa ed è morto in ospedale dopo una giornata di agonia.
L’aggressore, vicino agli ambienti dell’estrema destra locale, alla fine ha patteggiato una pena di quattro anni, dopo essere stato accusato di omicidio preterintenzionale con aggravante razziale, e dallo scorso mese di maggio non ha più nemmeno l’obbligo dei domiciliari. La moglie di Emmanuel, Chimiary, è anche andata via da Fermo, lontana dalla città dove ha visto crollare l’ennesimo pezzo della propria vita, dopo il difficilissimo viaggio dalla Nigeria all’Italia, attraversando mezza Africa, subendo torture in Libia e sfidando la fortuna nelle acque del Mediterraneo.
Un anno fa, alle incertezze e all’estrema prudenza del fronte istituzionale, si rispose con quasi 1.500 persone in corteo, ad appena una settimana dalla morte di Emmanuel: fu lì che scattò la molla e si decise di reagire, per non lasciare la città in mano all’indifferenza colpevole e al qualunquismo: nacque così un comitato che ha prodotto diverse iniziative contro il razzismo e per l’accoglienza, animato dalla sinistra locale, dagli studenti e da varie associazioni.
Oggi pomeriggio a Fermo si manifesterà per non dimenticare, perché c’è una comunità che non vuole restare indifferente, che rifiuta l’odio e dice no ad ogni forma di razzismo, che sia quello assassino o quello che vuole far cadere tutto nel dimenticatoio. La partenza del corteo organizzato dal Comitato 5 luglio è fissata alle 19 da piazza Dante, alle 20 e 30, in piazza del Popolo, interventi e musica. Sul palco saliranno l’attore Neri Marcorè, La Gang, Insil3nzio, Serena Abrami e La Stanza di Vetro. Tra gli interventi, Paolo Pignocchi (Amnesty Italia), Andrea Costa (Baobab Experience), Tullio Bugari (scrittori), Lorenzo Marconi (Anpi), Monsignor Francesco Monti (vicario foraneo della città), Roberto Mancini (filosofo), Romina Antonelli (Rete Chegender), i rappresentanti del progetto Sprar del fermano, il collettivo studentesco Noisette, Sami Ghanmi (Rete Studenti Medi Marche), Emergency Marche, Save the youths action group, Enzo Gravina (Campagna «Ero Straniero», i centri sociali delle Marche e Roberto Ghiselli della segreteria nazionale della Cgil. In video daranno il loro contributo anche Ilaria Cucchi, Francesca Chiavacci e i Modena City Ramblers. Decine le associazioni che hanno dato la propria adesione alla giornata intitolata «Fermi contro il razzismo», la città aspetta un corteo colorato e vivace, con i rifugiati e i richiedenti asilo in prima fila, a testimoniare la propria esistenza perché quello che è accaduto a Emmanuel non succeda mai più, né a Fermo né altrove.
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