A Cuba un pallone sfonda un muro
Maikel Reyes e Abel Martinez
Alias

A Cuba un pallone sfonda un muro

Sport Gli accordi con gli Usa si riflettono anche sul professionismo. Due giocatori lasciano l’isola caraibica e vengono ingaggiati da un football team messicano. Un cambio di rotta, conseguenza della fine dell’embargo
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 19 marzo 2016
Un pallone che sfonda un muro. Chilometri quadrati virtuali che tenevano separati Cuba e il calcio, in generale lo sport professionistico. Mondi lontani, divisi. Vasi non comunicanti. L’Occidente per i fuoriclasse cubani – e negli anni ce ne sono stati vari, dalla pallavolo al baseball – era solo un sogno. La fuga, la diserzione l’unico mezzo per venirne a conoscenza, spesso scomparendo nel mezzo di manifestazioni sportive internazionali. Oppure via da casa, con mezzi di fortuna, per farsi sedurre da legittimi sogni, guadagni migliori, la competizione con il resto del mondo, osservato dall’oblò di un’isola. Ora invece, mesi dopo l’operazione...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi