Il primo sciopero contro la bozza del decreto Semplificazioni è stato indetto per giovedì dalla Fiom di Civitavecchia. I lavoratori saranno in presidio e in assemblea ai cancelli della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Si tratta dell’avamposto di un processo sindacale, ambientale e sociale – con una svolta ambientalista figlia di un lungo lavoro di ascolto e confronto con il territorio – che ha dato grandi frutti sulla riconversione della centrale a carbone che l’Enel vorrebbe passare a gas e invece – partendo dalle mobilitazioni della Fiom con tanti scioperi, l’ultimo a febbraio – ora anche la camera del Lavoro locale, Comune e Regione sono unite nel chiedere di riconvertire con tecnologie più ecologiche a partire da un parco eolico al largo della costa che garantirebbe molti più posti di lavoro, coprendo gli attuali 460 contro le poche decine con la centrale a gas.
In questo caso la protesta è dovuta alla scoperta che nella bozza del decreto Semplificazioni – oltre la deregolamentazione di appalti e subappalti, con affidamenti diretti e il ritorno del massimo ribasso nelle gare – è presente una norma «che impatterebbe direttamente su Civitavecchia: una pesante limitazione del potere delle Regioni nei processi autorizzativi sulle grandi centrali», denuncia la Fiom. All’articolo 15 «Semplificazione per gli impianti di accumulo e fotovoltaici» infatti si prevede che «Gli impianti di accumulo elettrochimico di tipo “stand-alone” e le relative connessioni alla rete elettrica non sono sottoposti alle procedure di valutazione di impatto ambientale e di verifica di assoggettabilità» e che «in caso di mancata definizione dell’intesa con la Regione (…) entro i novanta giorni successivi al termine di cui (…) si provvede al rilascio della stessa», citando la legge 290 del 2003 sull’autorizzazione unica per gli impianti elettrici.
«Si tratta di un vero schiaffo in faccia – commenta il segretario della Fiom di Civitavecchia Giuseppe Casafina – . Proprio nel momento in cui eravamo riusciti a portare sulle nostre posizioni il Comune di Civitavecchia e la Regione Lazio che finalmente avevano capito come la conversione a gas della centrale non garantiva il territorio nè dal punto di vista ambientale che da quello occupazionale per i pochi posti di lavoro del cantiere, scopriamo che il governo decide di far fuori la Regione Lazio dal processo decisionale. Non sappiamo se nell’emendamento ci sia lo zampino di Enel: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca», conclude Casafina.
Nel frattempo infatti i sindacati avevano convinto sia il sindaco di Civitavecchia – il leghista pentito Ernesto Tedesco – e la neo assessora alla transizione ecologica della Regione Lazio Roberta Lombardi del M5s e puntavano a convincere l’amministratore Enel Francesco Starace assieme al ministero della Transizione ecologica guidato da Stefano Cingolani che erediterà la patata bollente dal ministero dello sviluppo economico. Allo stesso tempo il 19 maggio era arrivata la marcia indietro della Tirreno Power: la proprietaria dell’altra centrale – Torrevaldaliga Sud – aveva deciso di metterE da parte il progetto di conversione a gas della centrale gemella, la terza che insiste sul territorio di Civitavecchia considerando anche Montalto di Castro.