A Casal di Principe torna Natale, sindaco anticamorra
Campania Tra i fondatori dell'associazione Jerry Masslo e referente di Libera, vince con il 68% dopo vent'anni dal suo primo mandato che durò solo 11 mesi. «Sento una responsabilità enorme, la comunità ha espresso voglia di cambiamento»
Campania Tra i fondatori dell'associazione Jerry Masslo e referente di Libera, vince con il 68% dopo vent'anni dal suo primo mandato che durò solo 11 mesi. «Sento una responsabilità enorme, la comunità ha espresso voglia di cambiamento»
Renato Natale conquista la poltrona di sindaco di Casal di Principe con un sonoro 68,2% dopo venti anni dal suo primo mandato. Due decenni fa arrivò alla vittoria dopo una militanza nel Pci e poi nel Pds, la sua esperienza durò solo undici mesi: «Venni eletto nel 1993, l’anno dopo la camorra decise che non dovevo continuare. Avevano stabilito di ammazzarmi poi, bontà loro, optarono per uccidere politicamente la mia amministrazione così tre consiglieri passarono col centrodestra». Casale è il paese dei Bidognetti e degli Schiavone, due delle cinque famiglie del clan dei casalesi: gettarono letame davanti casa Natale, un avvertimento, a marzo 1994 decretarono l’uccisione di un prete molto amato come don Peppino Diana. Il messaggio chiaro: comandiamo noi.
I pentiti che stanno raccontando la storia della Campania e dell’Italia dal punto di vista della camorra, come Roberto Vargas e il superboss Antonio Iovine, hanno spiegato che il colore delle amministrazioni non era importante, il sistema permeava lo stato e l’antistato. «Fino agli anni ’80 il Pci è stato un avversario tenace dei clan: manifestazioni oceaniche a Napoli e ancora nel 1983 e ’88 a Casal di Principe, iscritti gambizzati, attentati nelle sezioni. Lo stato però non ha mai combattuto davvero la battaglia e allora è subentrata l’omologazione e la voglia di fare affari, a destra come a sinistra, nelle istituzioni». Natale svolge il suo lavoro di medico impegnandosi anche per i migranti presso il centro Caritas Fernandes di Castel Volturno, è tra i fondatori dell’associazione Jerry Masslo (in ricordo del rifugiato sudafricano ucciso a Villa Literno), è referente di Libera ed è rimasto accanto ad associazioni come il comitato don Peppe Diana. Proprio al sacerdote trucidato ha dedicato la vittoria elettorale. «Venti anni fa ero vicino al suo cadavere, oggi assistiamo alla sua resurrezione e a quella del popolo casalese contro la camorra. Sento una responsabilità enorme, la comunità ha espresso voglia di cambiamento».
Ha battuto Enrico Maria Natale, 29 anni, grazie a due liste civiche (Casale Rinasce e Ricostruiamo) che raccolgo persone provenienti soprattutto dal centrosinistra ma anche dalla destra. Il municipio viene da due anni di commissariamento, sciolto per infiltrazioni camorristiche: «Va ricostruito l’apparato comunale indebolito dalle tante inchieste anticamorra, in particolare l’ufficio tecnico» spiega Natale. L’Utc fu travolto dall’inchiesta della Dda di Napoli «Il Principe e la Scheda Ballerina» sulle elezioni comunali del 2010, che sarebbero state inquinate dal voto di scambio.
L’indagine, per la quale è tuttora sotto processo l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, ha già portato alla condanna dell’ex sindaco Cipriano Cristiano, di ex assessori e di tecnici comunali. Di voto di scambio indirizzato verso Cosentino parlano i pentiti del processo Eco4, quello relativo al traffico di rifiuti.
Al collasso è anche l’economia. Le due principali attività del territorio, edilizia e agricoltura, sono al palo: «I nostri edili andavano in Emilia Romagna a lavorare, con la crisi stanno a casa. Le coltivazioni soffrono l’effetto Terra dei fuochi. Lo stato negli ultimi anni si è impegnato nel contrasto ai clan, adesso ci aspettiamo interventi che ci consentano di tornare a produrre». La campagna elettorale Renato Natale l’ha chiusa nella piazza principale di Casal di Principe, impensabile appena tre anni fa: nel 2011 sotto la porta di casa venne infilato un biglietto «Noi non siamo ancora morti, fatti gli affari tuoi e non fare esposti tu e l’ex assessore Antonio Corvino altrimenti ti ammazziamo. Ricordati che hai moglie e figli».
Durante la sua prima uscita, subito dopo la vittoria, la gente gridava per strada «erano venti anni che aspettavamo questo momento!». Cos’è cambiato? «Dopo tante battaglie combattute dai cittadini ma non da pezzi dello stato o dei partiti – conclude Natale – è subentrata una sorta di rassegnazione al consenso. Un consenso estorto dai clan con la minaccia. Le associazioni però non hai mai smesso di lottare. E poi i morti per tumore, i terreni inquinati dai rifiuti tossici, sotterrati dalla camorra, hanno distrutto il consenso. Allora vivevamo un accerchiamento militare ora si ricomincia. Lo stato ci dia gli strumenti».
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