A Brescia non vogliono un depuratore per pulire le acque dei comuni del Garda
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A Brescia non vogliono un depuratore per pulire le acque dei comuni del Garda

E’ dal 9 agosto 2021 che Piazza del Broletto a Brescia è presidiata ininterrottamente da centinaia di persone che si passano il testimone. Una resistenza pacifica e tenace, messa in […]
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 22 dicembre 2022

E’ dal 9 agosto 2021 che Piazza del Broletto a Brescia è presidiata ininterrottamente da centinaia di persone che si passano il testimone.
Una resistenza pacifica e tenace, messa in atto da comitati, movimenti, liberi cittadini che vogliono dire la loro sulla questione della depurazione delle acque de Garda. Il Presidio 9 agosto nasce in seguito alla decisione del Governo Draghi di nominare un commissario, l’allora prefetto di Brescia Visconti, il quale pose fine ad anni di discussioni scegliendo l’opzione ritenuta dagli ambientalisti locali la meno sostenibile e meno sensata: quella che prevede di dismettere le tubature subacquee che convogliano le acque al depuratore di Desenzano del Garda e di costruire un nuovo impianto da collocare nei due comuni bresciani di Gavardo e Montichiari. Una scelta che non ha tenuto conto di una mozione approvata da larga maggioranza dal consiglio provinciale di Brescia, ottenuta sulla spinta della mobilitazione di 15 comuni bresciani e mantovani e di svariate associazioni ambientaliste, che metteva in chiaro che nell’eventualità si scegliesse di costruire un nuovo impianto, questo dovesse essere localizzato nelle aree territoriali dei Comuni afferenti all’impianto stesso; vale a dire, i comuni del Garda si depurino le proprie acque, quando invece i comuni bresciani individuati dal commissario distano in media una ventina di km dalle sponde del lago, andando a farsi carico quindi delle acque sporche di qualcun altro, che andrebbero scaricate nel fiume Chiese, anziché nel Mincio.

Una questione non solo tecnica ma anche molto politica. Basti pensare che grande sostenitrice dell’ipotesi scelta dal Commissario è Maria Stella Gelmini, presidente del Comitato del Garda, allora Ministro per gli Affari Regionali. Nel corso di questi tanti mesi è cambiato il Governo ed è cambiato il commissario: l’attuale prefetto di Brescia, Maria Rosa Laganà, seppur disponibile all’ascolto, non si è dimostrata intenzionata a cambiare il progetto del nuovo depuratore, che al momento è in attesa del bando di gara per l’affidamento della progettazione definitiva. Questo nonostante la relazione di Acque Bresciane anche del 2022 abbia confermato che le condotte sublacuali in uso attuale siano in buono stato e che quindi non sussiste tutta questa urgenza di sostituirle. Semmai, di intervenire sulla mancata divisione delle acque bianche dalle acque nere, principale fonte di inquinamento delle acque del Garda.

Gli obiettivi per cui il Presidio 9 agosto è nato quindi non sono stati ancora raggiunti, ma a distanza di 500 giorni comitati e associazioni hanno convocato una 3 giorni di mobilitazione straordinaria, per celebrare quella resistenza da record e decidere come andare avanti. Sabato scorso un centinaio di persone hanno partecipato a un dibattito convocato in piazza Duomo a cui sono stati invitati il collettivo di fabbrica GKN e il giornalista ed attivista Paolo Cacciari. La domenica decine di podisti e ciclisti sono partiti da Salò e hanno attraversato 34 km di territorio nella «Corsa per la vita», mentre lunedì il presidio si è trasferito a Milano, sotto il Pirellone, durante il voto in Consiglio regionale. Associazioni e comitati infatti stanno lavorando, oltre che sul piano nazionale per rimuovere il commissariamento, anche sul piano regionale, con la richiesta di un finanziamento per svolgere uno studio sullo stato ecologico del fiume Chiese, in modo tale da poter stimare la futura qualità del fiume in seguito ai nuovi scarichi. Qualora tale studio venisse approvato, il progetto del nuovo depuratore subirebbe una battuta d’arresto. Il passaggio di due emendamenti favorevoli al finanziamento dello studio avvenuto il consiglio regionale lunedì scorso muovono un passo in questa direzione. I 500 giorni di mobilitazione sono serviti a riaprire un dibattito che con il commissariamento sembrava chiuso per sempre.

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