A Bologna il raduno dei vignaioli eretici, tra bevute al naturale e stili di vita ecologici
Stili di vita La biennale Gusto nudo, tra amore per il territorio e arte, per uno sguardo diverso sulla cultura enologica
Stili di vita La biennale Gusto nudo, tra amore per il territorio e arte, per uno sguardo diverso sulla cultura enologica
Dal 2 al 5 maggio torna a Bologna la biennale conviviale dedicata al vino, alla terra e alle arti, giunta ormai alla sua dodicesima edizione, ma trasformata negli ultimi due anni da fiera e festival, formula che meglio si adatta alla filosofia dell’evento.
«Gusto Nudo è un progetto che parla dei vignaioli e di tutto quello che caratterizza la loro scelta di vita e di lavoro, a prescindere dal momento meramente produttivo», spiega il suo ideatore, Matteo Gattoni. «Non ci concentriamo solo sul vino naturale, ma su tutto l’universo che gli ruota intorno. È come quando si passeggia in una vigna viva, che valorizza la biodiversità, dove non c’è solo uva, ma anche erbe selvatiche commestibili, uccelli, insetti: è li che incontriamo il piacere di trovare quello che non si stava cercando, che è infatti il sottotitolo che abbiamo scelto per l’edizione di quest’anno».
I vignaioli di Gusto Nudo, che è anche un progetto di distribuzione sul territorio, sono piccoli produttori che non utilizzano nessun tipo di input sintetico, sia in vigna che in cantina e si definiscono eretici proprio per la loro scommessa di andare al di là di percorsi omologati del gusto.
Le tecniche non invasive scelte per il vino naturale, spesso sono ben più restrittive di quelle permesse dalla regolamentazione sul biologico emanata in sede europea, pensata più per le aziende di grande estensione che non per i piccoli. È per questo che molti vignaioli utilizzano l’autocertificazione, che si basa su una relazione di fiducia con il compratore acquisita in un lungo percorso e che ha le sue radici nel progetto originario da cui Gusto Nudo è nato, Critical Wine.
Il vino che nasce da vigne non trattate, spesso seguendo il metodo biodinamico o della lotta biologica per contrastare funghi come la peronospera, senza interventi in cantina se non meccanici, non è solo un vino più sano, ma un prodotto complesso, che è anche espressione di chi lo produce, dell’annata e del territorio da cui deriva.
Ecco perché l’incontro tra i 56 produttori provenienti da quasi tutto il territorio nazionale che esporranno i loro vini presso il giardino del Dopolavoro ferroviario di Bologna insieme a trasformatori, allevatori rispettosi del benessere animale, produttori di formaggi e salumi, sarà accompagnato da un ricco calendario di eventi collaterali, che hanno come scopo la convivialità e la creazione di spazi per condividere i saperi.
I primi incontri preparativi sono iniziati a marzo, con le passeggiate nell’orto botanico bolognese organizzate dallo scrittore e viaggiatore Michele Marziani insieme ad autori legati al mondo del cammino, delle mappe, del perdersi e che continueranno anche durante il festival. Ad accompagnare le degustazioni ci saranno numerosi laboratori. Alcuni si terranno sui colli, dove la natura incontra la città, come quelli sul riconoscimento delle piante alimurgiche, le erbe spontanee alimentari e sulla pedologia, lo studio del suolo.
Numerosi i corsi dedicati alla produzione di cibo, come quello di cucina di insetti tenuto dall’associazione berlinese Microcosmos, che ha lo scopo di indagare nuove frontiere di cibo sostenibile, quello sulla macelleria tenuto dall’azienda Valli Unite, che terminerà con una serata di raccolta fondi per piantare alberi di ulivo nel territorio di Kobane, o quello sulla panificazione. O ancora il workshop sull’eco orgasmo e le buone pratiche per la sessualità e quello di arte terapia dedicato a come raggiungere l’imperfezione, tema caro a Gusto Nudo, contro la standardizzazione dei comportamenti.
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