70 anni fa la «Carta dell’Onu». Restano guerre e nuovi muri
Palazzo di vetro Al via tre giorni di celebrazioni
Palazzo di vetro Al via tre giorni di celebrazioni
Durante l’assemblea generale in corso si celebra la Carta dell’Onu che a giugno ha compiuto 70 anni. Il segretario generale Ban Ki-moon ha sottolineato quanto sia fondamentale impegnarsi su i temi di pace e sicurezza internazionali, salvaguardare diritti umani e ambiente ed ha definito la Carta dell’Onu «La nostra bussola, un documento vivo, non una tabella di marcia dettagliata. La Carta sancisce principi che hanno superato la prova del tempo. L’Onu è stato fondato per evitare un’altra guerra mondiale, e vi è riuscito. Nonostante il ripetersi di genocidi e focolai di conflitti armati, gli ultimi sette decenni sarebbero stati certamente ancora più sanguinosi senza le Nazioni Unite». Dal 1 al 3 Ottobre per commemorare i 70 anni l’assemblea generale dibatte sul tema di quest’anno che, per rimarcare la funzione per cui è nata l’Onu, è «Il mantenimento e la salvaguardia della pace e della sicurezza internazionali». La ricorrenza ricorda i traguardi raggiunti e tutti i nobili obiettivi delle Nazioni unite, ma anche una lista di imbarazzi e fallimenti, in cronologia, i massacri in Cambogia (1975-79), Ruanda (1994), Bosnia Erzegovina (1995), Darfur (2003) oppure gli scandali sessuali degli anni ‘90 che hanno visto protagonisti alcuni peacekeeper Onu ad Haiti, Bosnia, Cambogia, Kosovo e Mozambico. Da aggiungere il proliferare di armi nucleari, per arrivare al problema del terrorismo internazionale di Isis, Al Qaeda, Al Shabaab e Boko Haram, vero ginepraio contemporaneo.
Fatto ancora più rilevante, il diritto internazionale è stato di fatto seppellito dall’avvicendarsi delle guerre e dal disastro (scientemente) provocato in Afghanistan e Iraq (senza dimenticare Libia e Siria), mentre sulla Palestina, a cui Obama prometteva liberazione e «Stato», al meglio è calato un silenzio imbarazzato.
Ora le celebrazioni arrivano poco dopo i discorsi di Obama e di Putin e il loro incontro in un’atmosfera da guerra fredda. L’intervento di Putin, decostruendo ancora una volta il processo del consenso su cui si basa il raggiungimento delle risoluzioni dell’Onu, ha sottolineato come, tecnicamente, il governo di Assad è tuttora legittimo per le Nazioni Unite e che proprio grazie alla Carta, per intervenire legalmente in Siria, esistono solamente due alternative e sono o una formale richiesta da parte del governo siriano oppure una risoluzione del Consiglio di Sicurezza (destinata a fallire in quanto la Russia ha il potere di veto). I bombardamenti russi in Siria di questi giorni, vista la coalizione con Assad, sono quindi legittimi, mentre la coalizione americana che, cercando di colpire Isis, da un anno bombarda nella stessa zona, non sta seguendo le linee e le leggi dell’Onu ma è come se rappresentasse un Onu parallelo che agisce da solo e per la volontà degli Stati Uniti. A dimostrazione di ciò Obama, martedì, nel vertice da lui convocato dei leader mondiali sulla lotta all’Isis e al terrorismo, dopo aver sottolineato che non va combattuta con le sole armi ma anche proponendo una visione della società «migliore e più forte», ha abbandonato la sala dell’assemblea prima dell’intervento del delegato saudita: un segnale sia di minore accondiscendenza verso le posizioni saudite ma anche su come le decisioni vengano prese in altre sedi.
Davanti a questo svuotamento di potere non stupisce che le nazioni unite non vengano più percepite come punto di riferimento da chi, dal basso, si oppone, ed il luogo dove ritrovarsi per fare pressione su le decisioni che vengon prese non è più One Plaza, sede del Palazzo di vetro.
Durante questa assemblea generale il numero della manifestazioni di dissenso che sono parte dei giorni dell’assemblea, sono state pochissime e questo non perché ci sia una nuova comunanza di intenti e strategie tra attivismo e politica istituzionali ma perché quella sede non viene più riconosciuta come luogo topico.
Nemmeno quando si è discusso di uno dei temi più caldi, migranti e rifugiati, vi sono stati movimenti di pressione dal basso, eppure il segretario generale si è rivolto ad un’assemblea di 70 paesi riuniti per discutere questo tema con l’attenzione concentrata sulla crisi dei migranti in Europa.
Ban Ki-moon dopo aver ricordato che bisogna resistere alla tentazione di costruire steccati e muri e di sfruttare in modo funzionale la paura dello straniero, ed essersi complimentato con i paesi che accolgono rifugiati, ha ribadito il problema del sottofinanziamento delle agenzie umanitarie delle Nazioni unite, che «continuano a sfidare condizioni difficili per raggiungere le persone bisognose. Non riceviamo denaro a sufficienza per salvare abbastanza vite umane»: e qua l’obiettivo erano gli Stati Uniti, che durante l’amministrazione Bush hanno ridotto la propria quota di sostegno all’Onu, che non è mai tornata ai valori precedenti.
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