50 anni di Nccp
Incontri Parte domani da Milano il tour che festeggia il mezzo secolo di attività di una delle realtà più intelligenti e creative della musica popolare italiana.
Incontri Parte domani da Milano il tour che festeggia il mezzo secolo di attività di una delle realtà più intelligenti e creative della musica popolare italiana.
E’ un’operazione di rara intelligenza e straordinario coraggio quella messa in campo dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare al giro di boa dei suoi 50 anni di attività. Partita qualche settimana fa con la pubblicazione del doppio album “50 anni in buona compagnia”, prosegue domani 29 novembre all’Auditorium de LaVerdi di Milano, ospiti gli Osanna, con il debutto della tournée che toccherà piazze come Bari, Roma, Firenze e altri capoluoghi fino al 22 dicembre quando i due gruppi s’esibiranno al Palapartenope di Napoli. L’occasione dell’uscita discografica e l’avvio del tour ha suscitato molto interesse per un gruppo che si riteneva ormai ai margini del panorama musicale italiano ed invece mai sparito e con una discografia da ammattirsi, ma notevole, ha saputo, grazie a Fausta Vetere e a Corrado Sfogli, rinnovarsi e sfornare un lavoro che, diviso tra inediti e brani che hanno fatto la storia della Nuova Compagnia di Canto Popolare e della canzone italiana, tenta di andare al di là delle “Colonne d’Ercole” dell’età con originalità e rinnovato stile. Semmai se di “commercio” si può parlare è il tentativo di inserire la NCCP all’interno del cosiddetto Napule’s Power anni ’70 (Napoli Centrale, con forzatura il Pino Daniele prima maniera, gli stessi Osanna) che lascia perplessi, ma parlare oggi di “folk revival”, movimento più appropriato per collocazione e poetica musicale, avrebbe potuto essere un boomerang per il gruppo e l’intera produzione.
Telefonicamente di tutto questo ha parlato Corrado Sfogli, compagno di vita e di arte di Fausta Vetere, che fu tra le fondatrici con Eugenio Bennato, Carlo d’Angiò e Roberto De Simone del gruppo, e componente della NCCP a partire dalla metà degli anni settanta. “Abbiamo avuto un calo di popolarità negli anni ’80; ci fu l’invasione di un certo tipo di musica pop da classifica e ci ritrovammo senza più alcun spazio di visibilità. Ma non eravamo finiti, arrivammo a suonare perfino in Australia. Il suonare dal vivo fu la nostra salvezza come il fare dischi. Potevamo suonare allo stesso modo a Sidney come nella piccola piazza di Dragoni”. Dunque, un doppio terreno di sperimentazione per un’avventura iniziata nel ’66, ma fermata su disco nel ’71:”Mauriello, D’Angiò, Barra, Bennato, Fausta avevano chi più chi meno tutti una formazione classica, De Simone poi era il tramite con le ricerche e le spedizioni etnomusicali di De Martino, Carpitella e Cirese. Peraltro anche D’Angiò aveva le stesse frequentazioni, era molto amico di Diego Carpitella. Da quest’unione nacque la NCCP che già faceva dischi, però prodotti da etichette sconosciute. Alcuni di quei brani entrarono all’inizio degli anni ’70 nei dischi ufficiali”.
Venne il successo, “Tammuriata nera” ne fu l’emblema come la conquista di una dimensione drammaturgica e teatrale con “La cantata dei pastori” e poco prima con la straordinaria “Gatta Cenerentola”, dovute a Roberto De Simone che di lì a poco lascerà il gruppo: era il 1978. “Ormai De Simone viaggia su produzioni molto costose, non ci sentiamo da anni e nemmeno gli ho proposto di partecipare. Peppe Barra, invece, si è mostrato non interessato al progetto e forse non ha avuto lo spirito di mettersi in gioco di fronte alla critica. Comunque, poco prima nel ’76 era stato Bennato ad andare via fondando con D’Angiò i Musicanova. In quel periodo entrai in formazione e assunsi la direzione musicale, cercando di mantenere intatta la vocazione originaria del gruppo”.
Tale vocazione s’avverte ancor oggi ascoltando sia gli inediti sia i vecchi brani che “però sembrano suonare ancora attuali, senza tempo e con un proprio valore, popolare, soprattutto di scrittura”. La cosa deve essere piaciuta e molto se siete riusciti a radunare quasi tutti i vecchi compagni di strada come “Eugenio Bennato, Patrizio Trampetti e Carlo D’Angiò che di lì a poco ci lascerà e non sapevamo che era malato, registrò il suo brano, La Madonna della Grazia, nello studio di Eugenio. Ne siamo ancora straziati, la sua voce era unica. Siamo stati fortunati ad avere voci così come anche quella di Fausta, inimitabile e allo stesso tempo riconoscibilissima”. Marchi indelebili di una fabbrica musicale viva e indomita nel desiderio di spiazzare e conquistare nuovo pubblico.
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