Visioni

50 anni di Lupo Alberto tra mondi animali e satira color blu

50 anni di Lupo Alberto tra mondi animali e satira color bluLupo Alberto

Fumetti L’evoluzione della creatura di Guido Silvestri, dal «Corriere dei ragazzi» alle campagne sociali. La fama nei ’90, le relazioni interspecie, l’anniversario in una mostra e un libro con le storie di giovani autori

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024

«Lo spirito gustoso di cui queste strisce sono permeate ha il tipico sapore della provincia emiliana, perché l’autore Guido Silvestri in arte Silver, per gli amici Guidino, vive a Modena, e sa quindi immettere tutti quei frizzi e quelle acutezze di cui gli emiliani vanno giustamente fieri…». Così scriveva a proposito di Lupo Alberto a metà anni ’70 l’autore ed editor Luciano Secchi in una delle prime raccolte sul personaggio. Da quell’introduzione è passato mezzo secolo, e nel frattempo il bestione ne ha passate tante: abbastanza da dar vita alla mostra Zitt! Zitt! Arriva Lupo Alberto. Silver, 50 anni da Lupo, che fino al 25 agosto illumina le sale della Fondazione Moderna Arti Visive-Palazzo Santa Margherita di Modena. Ancora due giorni, dunque, per esplorare l’universo di uno dei pochi «eroi di carta» italiani in grado di trascendere i limiti della carta stampata per diventare un’icona degna delle grandi proprietà intellettuali d’Oltreoceano.

Silver

UN’EPOPEA cominciata per scommessa. Siamo all’inizio degli anni ’70, la scena fumettistica italiana è in fermento, tanto che grazie alla lungimiranza del dirigente Rai Giancarlo Governi e al produttore Guido De Maria i comics hanno debuttato sul piccolo schermo. Il programma si chiama Gulp! – I fumetti in Tv, e va come un treno. Dietro le quinte, a scrivere e disegnare, una cricca di autori di Caroselli tra cui spicca il sodale di De Maria Franco Bonvicini alias Bonvi. Lo sceneggiatore e disegnatore bolognese è svitato il giusto, ma stakanovista: in quel momento, oltre al bestseller Sturmtruppen, ha in cantiere l’avventuroso Uomo di Tsushima per la futura Sergio Bonelli Editore, ma anche Cronache del dopobomba, inquietante visione del futuro scritta da Francesco Guccini, e poi Cattivik, stralunata caricatura di Diabolik dal talento ladresco opinabile… al momento di portare in Tv Nick Carter, l’autore bolognese si prende un assistente. Appunto, «Guidino». Che, appena diciassettenne, si ritrova a sgambettare nell’olimpo degli eroi. Nick Carter è un biglietto di sola andata per il «Corriere dei Ragazzi», dove in quegli anni il direttore Giancarlo Francesconi sta imponendo fumetti degni del blasone Rizzoli Quotidiani.

Incoraggiato da Bonvi, Silvestri prova a proporre una strip nata per la Editrice Dardo e fin lì rimasta nel cassetto. Un ibrido sui generis tra i cartoon di Chuck Jones e le tematiche orwelliane di La fattoria degli animali. La risposta di Francesconi è un telegramma: «Interessami tue strisce animali – Prego metterti immediatamente in contatto con me». Tutto è pronto per il debutto, tranne il titolo della striscia, che in quella fase embrionale è La Fattoria dei MacKenzie. All’editor e sceneggiatore del settimanale Alfredo Castelli quel nome non piace neanche un po’. Ricorda Silver su Gli anni del Corriere dei Ragazzi: «Decise senza neanche consultarmi che “Mackenzie” fosse troppo difficile da pronunciare per i giovani lettori della testata e che a ogni modo l’identificazione con un personaggio principale avrebbe caratterizzato meglio la serie». E dato che tra i protagonisti della striscia c’è un Lupo, perché non approfittare? Castelli, genio del calembour, ruba il nome d’arte al presentatore del varietà Rai «Teatro 10». E Lupo Alberto entra in scena.

Nel sottobosco dei fumetti e dei cartoon dell’epoca, la concorrenza è spietata: nello stesso periodo, tra tubo catodico ed edicole imperversano l’Ezechiele Lupo della Disney, il Lupo De’ Lupis di Hanna & Barbera e il Pugacioff di Giorgio Rebuffi, star di Tiramolla. Ma si tratta di bestiacce «vecchia scuola», tutte asservite alla schiavitù binaria dell’antitesi predatore/preda. Alberto è diverso. Per prima cosa, è un lupo blu. «Tutta colpa di un “incidente di percorso”, avvenuto quando il direttore del “Corriere dei Ragazzi” mi concesse l’onore dell’immagine di copertina, che doveva essere a colori», precisa Silver: «Un qui pro quo con il fotolitista, leggendaria figura ormai scomparsa, e l’azzurro – grigio – argento – colore del cielo di settembre intorno alle sette di sera cui aspiravo si trasformò in un banale blu Puffo, e così rimase. Amen». Ma al di là del look, c’è tanto carattere: già a partire dalla seconda strip, l’autore di Modena marca la distanza con tutti gli altri predatori del fumetto motivando la passione di Alberto per la gallina Marta con un interesse che va oltre le mere impellenze alimentari. Come se la relazione interspecie tra il quattrozampe e la gallina non bastasse, Silver circonda i due filarini con un bestiario di personaggi altrettanto estremi: il corpulento cane da guardia con frangetta Mosé, Alcide, porcello amante delle buone letture, il nipote apocrifo di Daffy Duck, Glicerina, il taciturno e muscolosissimo toro Krug.

C’È ANCHE una talpone piccolo-borghese che parte come semplice disturbo ma nel corso del tempo assumerà una statura personale degna del protagonista, Enrico la talpa. Silvestri macina strisce con regolarità e i lettori accorrono. Nel giro di qualche mese, Lupo Alberto comincia a uscire anche sulla antologica Eureka! di Editoriale Corno, fino a diventare la vera e propria «testa di serie» del magazine. Il fumetto, che nel corso del tempo sta evolvendo dalla pura e semplice comedy verso una satira piuttosto corrosiva, piace ai lettori, che nel 1978 lo eleggono a furor di popolo «personaggio preferito». Alberto piace anche a Oreste Del Buono, che medita di portarlo su «linus». Mesi di trattative, e poi puff, nulla, perché alla nuova direttrice della «Rivista di fumetti e altro» Fulvia Serra il personaggio sembra troppo mainstream per un connubio con i vari Pfeiffer, Bretécher e Altan.

Un qui pro quo con il fotolitista, e l’azzurro – grigio – argento – colore del cielo di settembre cui aspiravo si trasformò in un banale blu Puffo Silver
Sembra una sconfitta, e invece è l’inizio di qualcosa di grande, perché nel frattempo la platea si è allargata, e per il lupo blu è arrivato il momento di presentarsi in edicola su una testata a suo nome. Tra l’83 e l’84, ci prova la Corno, con gli 8 numeri de Il Mensile di Lupo Alberto. Poi la casa editrice che ha lanciato in Italia l’universo Marvel va a gambe all’aria, e la rivista dedicata al personaggio di Silver si accasa altrove. Prima c’è Glenat Italia. Poi, la Acme creata da Silver insieme con Francesco Coniglio. Infine, nel 1991, Guido Silvestri si mette in proprio, e le storie del Lupo escono con il marchio Macchia Nera/Mck. È il momento di massima popolarità della serie, che negli anni ’90 rivaleggia per diffusione e popolarità con bestseller come Dylan Dog. Le strisce degli esordi, ridisegnate nel corso degli anni, ora hanno un tratto morbido che piace ai lettori della prima ora, ma anche ai giovanissimi; lo storytelling «botta e risposta» dei tempi d’oro ha lasciato il posto a narrazioni più mature e articolate, assecondando la vocazione satirica del suo autore; e dato che ormai «Guidino» si ritrova a essere ben più che un semplice fumettista, apre a forze fresche, sceneggiatori e disegnatori giovani ma di sicuro avvenire, tra gli altri Tito Faraci, Francesco Artibani, Piero Lusso, Giorgio Sommacal e Massimo Bonfatti.

CON LA POPOLARITÀ arrivano anche le controversie. Memorabili quelle scatenate da Enrico la talpa, ora fondatore del partito dei Bravi Ragazzi, contraddistinto da un logo con l’acronimo B.R. e la stella a cinque punte, protagonista di un coming out che anticipa di un buon trentennio gli attuali movimenti Lgbtq+. Nello stesso periodo, in virtù della sua popolarità e in omaggio alla vocazione di Silver, sempre disponibile a prestare gratuitamente il personaggio «Perché penso che spendere un poco della propria celebrità per promuovere campagne sociali a favore di tutti sia un atto civico dovuto», Lupo Alberto diventa testimonial dell’opuscolo anti-Aids «Come ti frego il virus», distribuito tra discoteche, locali e scuole per parlare di contraccezione. La levata di scudi crociati della leggendaria Rosa Russo Iervolino e i dibattiti che ne seguono sanciranno la definitiva consacrazione del character, sottolineata negli anni a venire da una nuova serie Tv in onda sulle reti Rai dopo i fasti di SuperGulp! (1977), da altre campagne sociali e da un profluvio di prodotti Lupo Alberto di vario genere – dolciumi, giocattoli, gadget, biglietti di auguri e chi più ne ha più ne metta. E oggi? C’è un sito ricco e aggiornato, www.lupoalberto.it, dove è possibile restare al passo su tutto quello che si muove intorno alla fattoria McKenzie e continuare a seguire il Lupo. Che, pur acciaccato dalla crisi post-covid, resta in pista e si rinnova anche con il volume in uscita a ottobre Tutto un altro Lupo Alberto, edito da Gigaciao e firmato da autori quali Dottor Pira, Maicol&Mirco e Spugna. «L’idea non è mia», conclude Silvestri. «Si è trattato dell’iniziativa di un giovane autore, che con un gruppo di collaboratori mi ha chiesto di stravolgere il personaggio cui si sentono legati fin da piccoli. Mi è sembrata una proposta folle, per questo ho subito detto di sì. E mi sto divertendo come non mi capitava da tempo».

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