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Ustica, 37 anni dopo continua l’omertà

Strage del Dc9 Itavia Le vittime furono 81

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 27 giugno 2017

Sono passati 37 anni dal 27 giugno 1980 quando sul cielo di Ustica il DC9 Itavia è stato abbattuto. Continuiamo a chiedere verità e giustizia: dobbiamo sapere chi ha sparato quel missile e all’interno di quale «intrigo internazionale» è potuto accadere un atto di guerra che ha ucciso 81 cittadini innocenti.

Dopo la Sentenza-ordinanza del Giudice Priore, dopo le condanne della Magistratura Civile contro i Ministeri della Difesa e dei Trasporti, dopo le dichiarazioni del Presidente emerito Cossiga che ha denunciato la responsabilità della Francia, la Procura della Repubblica di Roma sta indagando ancora, ma la sua azione non trova vigore per la mancanza di collaborazione internazionale. È vero, la Francia ha cancellato la vergogna delle precedenti dichiarazioni sulla chiusura della base di Solenzara, ma ancora non permette di conoscerne l’attività.

Non giungono risposte alle rogatorie internazionali ed è quindi evidentemente insufficiente l’azione diplomatica che il Governo sarebbe tenuto comunque a fare; e in più non dobbiamo mai dimenticare che ci troviamo davanti ad un fatto che intacca profondamente la dignità nazionale per la violazione dei suoi confini.
Ma oggi quando parliamo del bisogno di documentazione dobbiamo anche denunciare il fallimento della direttiva Renzi dell’aprile 2014.

La desecretazione degli atti delle Amministrazioni Pubbliche su tante stragi che hanno insanguinato il nostro Paese era stata vista come una significativa apertura alla trasparenza e alla correttezza dei rapporti tra Stato e cittadini. Dopo tre anni si deve registrare intanto un mancato impegno del nuovo Governo che non ha nominato neppure un Sottosegretario di riferimento e poi una delusione per la qualità effettiva dei materiali messi a disposizione.

Riguardo ad Ustica risulta una mancanza “cronica” di documentazione coeva agli eventi, sono in gran parte messi a disposizione documenti già noti perché frutto di indagini di molti anni successive ai fatti.
Ma se consideriamo che Ustica non è parte di quella storia terribile che ha insanguinato il Paese legata alla contrapposizione blocco occidentale e blocco comunista, ma è tassello, ancora non del tutto considerato, dello scontro nel Mediterraneo che oggi esplode tanto drammaticamente. E’ l’accesso ai documenti coevi che ne può permettere la lettura.

E il fallimento della direttiva Renzi non consente proprio la lettura e l’inquadramento storico politico dell’intera vicenda.

E allora si deve denunciare con forza che il Ministero dei Trasporti riesce a depositare dopo tre anni di insistenze soltanto poche carte relative alla Commissione ministeriale Luzzati, senza neppure avere contezza della esistenza di documentazione (a partire dagli atti del Gabinetto del Ministro a finire alle attività centrali e periferiche come quelle dell’Aviazione civile) .

Lo Stato Maggiore della Marina non è in grado di depositare nessuna documentazione su attività dall’anno ‘80 all’86. I Servizi, con molte difficoltà di accesso, mettono a disposizione documentazione, in larga parte caratterizzata da rassegne stampa, dalle quali pare emergere una attenzione più sui giornalisti che scrivono di Ustica che sulle cause del disastro.

Fino ad arrivare, scendendo in un panorama egualmente negativo nelle varie realtà periferiche, alla Prefettura di Bologna che non deposita nulla riguardo Ustica.

È chiaro che si deve fare i conti con la realtà disastrosa degli Archivi delle Amministrazioni dello Stato, sui quali forse varrebbe la pena gettassero un occhio anche il Parlamento e la Magistratura, perché le leggi ci sono e non sono assolutamente applicate.

Oggi ricordando le 81 vittime della strage di Ustica, ripercorrendo il dipanarsi della vicenda si deve soprattutto fare i conti con il bisogno di verità del Paese tutto, e non smettere di pretendere un impegno maggiore da parte del nostro Governo nei confronti delle diplomazie e degli Stati coinvolti. Sento che c’è un grande vulnus nella dignità nazionale, non si può come comunità continuare ad accettare di non sapere chi e perché ci hanno abbattuto un aereo civile in tempo di pace!

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